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"Responsabilità politica": la minoranza chiede le dimissioni di Di Primio

Conferenza stampa affollata di cittadini convocata da Di Iorio, Iacobitti e Di Giovanni (Pd), Giardinelli (Scelta Civica) e Febo (Chieti per Chieti). Vogliono chiarezza su chi sapesse e una nuova fase per la città

Invocano le dimissioni del sindaco Umberto Di Primio e della sua giunta, perché ritengono che ci sia una responsabilità politica, anche nel caso in cui nessuno sapesse cosa succedeva negli uffici dell’assessorato alle Politiche sociali.

Così questa mattina (mercoledì 31 luglio) si sono espressi unanimi durante una conferenza stampa insolitamente affollata di semplici cittadini il segretario cittadino del Pd Enrico Iacobitti, il capogruppo in consiglio comunale Alessio Di Iorio e il consigliere Filippo Di Giovanni (primo dei non eletti nelle file del Pd, insediatosi dopo le dimissioni di Giovanni Legnini) insieme ai capigruppo Luigi Febo (Chieti per Chieti) e Alessandro Giardinelli (Scelta Civica). Parlano di “sistema marcio”, specialmente quando Giardinelli confessa di aver ritrovato un ammonimento di pessimo gusto attaccato alla sua auto: un sacchetto con dentro un ratto morto.

Non discutono gli aspetti giuridici, ma puntano il dito contro i colleghi di maggioranza di Ivo D’Agostino invocando una “nuova fase”. Iacobitti si rivolge direttamente al sindaco Di Primio: “Era al corrente di quel che stava accadendo nelle stanze del Comune di Chieti? Se dovesse rispondere no – precisa - si tratterebbe di una gravissima inettitudine politica e amministrativa rispetto ai suoi doveri precisi di controllo e garanzia. Se dovesse rispondere in maniera affermativa le responsabilità sarebbero prima sul piano penale, poi sul piano politico ed etico nei confronti dell’intera città”.

Non manca di ricordare il terremoto giudiziario del 1992, fatti a cui molti cittadini hanno pensato ieri quando si è sparsa la notizia dell’arresto di D’Agostino. “Questa vicenda riapre drammaticamente la grande questione morale della gestione del Comune”, prosegue il segretario cittadino del Pd. “Chi si candida a rappresentare le persone deve farlo con rettitudine, rispetto delle regole e preparazione”. Una regola che deve valere per maggioranza e opposizione: “Questo è anche un monito per noi tutti, per non ergersi a giudici in maniera populistica, ma per iniziare un percorso che possa riscoprire tutte le forze pulite, laiche, sociali”.

Toni più accesi quelli del neo consigliere Di Giovanni, che parla di “fatto increscioso, amorale. Chieti deve reagire – incalza – i cittadini meritano più di queste persone”. E l’attacco è diretto al sindaco: “Ha torto sia che sapesse, sia che non sapesse. Dobbiamo essere precisi, puntuali, corretti”. Non manca un pensiero per le presunte vittime, la giovane cubana che ha denunciato i fatti facendo scattare l’inchiesta e le altre quattro, una delle quali secondo indiscrezioni caduta in un forte stato di depressione dopo i presunti abusi sessuali. “Il dovere quanto mai forte della comunità – dice Di Giovanni - è di stare vicino alle vittime, specialmente per il fatto che hanno avuto il grande coraggio di far venire allo scoperto qualcosa di abominevole”.

Giardinelli, che proprio lo scorso mese ha lasciato l’Udc, il partito di Ivo D’Agostino, per passare a Scelta civica e sedere nelle file dell’opposizione, chiede “pulizia in questa città e soprattutto una nuova cultura, cioè quella di fare una politica di servizio. In conferenza dei capigruppo – conclude duramente- abbiamo chiesto un consiglio straordinario, ma i componenti della maggioranza hanno fatto ostruzionismo: vogliono far sì che Chieti torni sotto la sabbia”. 

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