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"Sono tornato e non voglio espatriare di nuovo": la lettera di un teatino a Renzi

Angelo, 37 anni, dieci dei quali passati all'estero, costretto ad abbandonare il suo sogno di aprire una scuola di lingue a Chieti per colpa della burocrazia e delle tasse. La sua lettera al premier è un grido d'aiuto

Un’idea, la voglia di mettersi in gioco, di fare qualcosa per la propria terra e avere finalmente un po’ di stabilità almeno prima dei 40 anni. Ma l’entusiasmo e i buoni propositi si scontrano con la lentezza burocratica e tutti i vari impedimenti che scoraggiano chi vuole intraprendere una nuova attività in Italia. E allora di nuovo lo spauracchio: tornare all’estero, cercare nuove opportunità abbandonando ancora una volta la terra madre, con la consapevolezza di essere costretti. E’ una storia comune a tanti. Succede anche a Chieti, dove c’è un imprenditore in difficoltà,  Angelo,37 anni, costretto nuovamente a emigrare. Questo nostro lettore ci ha inviato la lettera che ha scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi. La pubblichiamo integralmente

Ciao Matteo,

mi permetto di darti del tu perché siamo più o meno coetanei. Sono Angelo di Chieti, ho 37 anni, circa 10 di questi passati all’estero lavorando per multinazionali con mansioni di grande responsabilità; ho girato il mondo per lavoro; parlo perfettamente inglese e spagnolo.

            Sono tornato in Italia a gennaio 2013 per motivi di famiglia e mi sono nuovamente innamorato della mia terra d’origine, tanto da pensare concretamente di attivare un percorso imprenditoriale per mettere a frutto le mie competenze professionali, attraverso l’apertura di una scuola di lingue qui in Abruzzo e possibilmente nella mia città.

            Mi sono scontrato però con una realtà a me sconosciuta: lentezza burocratica, difficoltà amministrativa e soprattutto costi inauditi per l’apertura dell’attività. Ho contattato e parlato con più commercialisti perché non potevo credere alla miseria che, conti alla mano, poteva rimanermi a fine mese in base alle aspettative di introito. Purtroppo era così, esattamente come usciva fuori dalla simulazione che da un fatturato lordo di circa € 2.000,00 si ricavava un netto di appena € 500,00 senza considerare le spese vive (pubblicità, telefono, preparazione delle lezioni, ecc…).

            Ti faccio una domanda: ma tu apriresti davvero un’attività a queste condizioni? Saresti disposto ad essere uno dei tanti giovani martiri della partita IVA che inizia un cammino senza sogno e, soprattutto, senza speranza perché già sa che andrà a sprofondare  in un baratro senza fine?  Noi dobbiamo e vogliamo provare a dare un senso al nostro futuro e al futuro dei nostri figli dando un contributo, anche di sacrificio, alla ripresa economica italiana, ma dobbiamo essere messi in condizione di poterlo  fare.

            E allora dicci: Cosa farai per noi?  Ma soprattutto quando?? No, scusa, la risposta a quest’ultima domanda te la do io… ORA!

            Non è una questione di destra, sinistra o centro perché alla fine il risultato è sempre lo stesso per chi vuole intraprendere un’attività commerciale, artigianale o di qualsiasi altro tipo. Ho usato il plurale nelle ultime frasi perché siamo in tanti e siamo davvero stanchi, arrabbiati, delusi, soprattutto desiderosi di avere risposte concrete e immediate.

            Sono tornato e non voglio dover prendere, forzato da condizioni atterranti, la decisione di espatriare di nuovo, perché questo è il mio paese ed ho il diritto di vivere qui, contando su chi ha il dovere di rendere possibile la vita economica, e non solo, mia e di tantissimi altri.

            Una tua risposta non l’aspetto, l’importante è che il mio messaggio ti arrivi. E che si trasformi in opportunità…

            Saluti e buon lavoro.

Angelo Cavallucci

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