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Dopo il furto dell'Achille a cavallo, l'accusa: "L'impresa non ha garantito la sicurezza"

Roberto Miscia, portavoce cittadino di Fratelli d'Italia, punta il dito contro chi sta realizzando i lavori di ristrutturazione della storica sede municipale, chiusa dal 2009

Dopo il furto dell’Achille a cavallo, simbolo della città di Chieti, scoperto martedì mattina, il portavoce cittadino di Fratelli d’Italia, Roberto Miscia, chiede conto all'impresa che si sta occupando della ristrutturazione dell'edificio, di un fatto così grave. L’effigie di quello che, secondo la leggenda, è il fondatore di Chieti, si trovava all’ingresso del municipio, in piazza San Giustino, che fra pochi mesi dovrebbe essere riconsegnato alla città dopo 8 anni. 

Il solito nodo burocratico artefice delle migliori comiche all’italiana - commenta Miscia in merito alla prolungata chiusura dell’edificio danneggiato dal terremoto del 2009 - lungaggine con diverse gare d’appalto per la riqualificazione dell’edificio, conseguente rischio di perdere i fondi a disposizione, immancabili ricorsi da parte di alcune imprese partecipanti al bando ed il dilatarsi dei tempi a cui seguono tuttora le spese di locazione dei locali nei quali la macchina amministrativa nel frattempo si è dovuta trasferire”.

“Risulta chiaro - aggiunge - come la storia recente di Palazzo d’Achille sia stata per l’intera città motivo di grande sforzo economico, delusioni e rabbia. Ma ora, come se non avessimo già sopportato abbastanza, è arrivato anche il furto, a causare nel cuore di ogni chietino, da sempre orgoglioso delle propria storia millenaria, un vuoto incolmabile”.

Al vuoto però - aggiunge - deve seguire il momento di riflessione concreta e lontana da ogni populismo sui possibili responsabili di tale gesto: quale soggetto, nel caso specifico, avrebbe dovuto tutelare e salvaguardare i nostri beni? A chi sono stati affidati? All’impresa appaltatrice, poiché secondo il nostro ordinamento civile tra le obbligazioni di chi consegna una cosa, in questo caso specifico i lavori di adeguamento, è incluso anche l’obbligo di custodirla fino alla consegna mettendo in atto qualsiasi accorgimento utile a prevenire e tutelare il deterioramento ed il danneggiamento del manufatto. Quale protocollo in merito si è adoperato? Un collegamento tra il cantiere e le forze dell’ordine mediante antifurto? La predisposizione di un sistema di vigilanza privato? O magari di videosorveglianza? In assenza di tutto ciò siamo di fronte ad una mancanza di qualsiasi atto o regola volto a garantire la sicurezza dello stabile e di ciò che contiene”. 

Una mancanza - conclude - che sicuramente può essere messa in relazione alla responsabilità per furto in cantiere edilizio, ma che ci auguriamo serva a smuovere le coscienze magari in un generoso atto di risarcimento di chi con pochi semplici strumenti avrebbe potuto evitare alla nostra città un altro grande scippo”.

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