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Finita la legislatura, la Regione non ha risolto il sempre più grave problema dei cinghiali

Il consigliere regionale di Forza Italia Febbo si scaglia contro l'amministrazione uscente e definisce l'ultima riunione con i sindaci "l'ennesima presa per i fondelli"

Cinque anni di governo regionale non hanno risolto l'annoso e crescente problema dei cinghiali che, in provincia di Chieti, sono sempre più liberi di scorrazzare persino nei centri abitati, creando danni alle coltivazioni, pericolo alle persone e, in qualche drammatico caso, anche gravi incidenti stradali. Una situazione contro cui si scaglia il consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo, che punta il dito contro una recente riunione tenuta ad Atessa, definendola 

l'ennesima presa per i fondelli a danno, questa volta, dei sindaci del comprensorio Sangro aventino e vastese. A consiglio regionale sciolto e dopo 52 mesi di amministrazione oggi la Regione trova ancora il coraggio di proporre soluzioni assurde e poco credibili.

Penso che sia impossibile credere ancora al fatto che “in poche settimane”, come letteralmente dichiarato da Pepe, “ci si faccia carico del cambiamento della legge nazionale 157”, dopo aver fatto poco o nulla in questi ultimi anni. Come d’altronde l’assessore Pepe non è credibile sull’allungamento del periodo di caccia in braccata da tre a cinque mesi, né sulla possibilità di inserire nelle attività di controllo la braccata, dato che l’argomento è stato già ampiamente discusso in tutte le sedi competenti, comprese quelle scientifiche e politico-istituzionali e sonoramente fatta tramontare ormai da anni.

La realtà è che l’assessore regionale Pepe avrebbero dovuto gestire in maniera completamente diversa il problema, specie quando si è trattato di coordinare la riforma delle Province. Infatti, nulla è stato fatto da Pepe e dal vice presidente Lolli quando hanno svuotato, riducendole a quattro gatti, le file degli appartenenti alla polizia provinciale, delegata dalla norma nazionale a coordinare il controllo; nulla hanno fatto quando è stata impugnata la legge regionale 10 sulla caccia, laddove si prevede l’utilizzo anche dei cacciatori-selecontrollori. Non solo, hanno osteggiato con decreti di giunta a stampo “animalista” tutte le iniziative finalizzate a ridurre le popolazioni di cinghiali, con provvedimenti assurdi come i Piani di gestione dei Sic, i calendari venatori penalizzanti, le variazioni al regolamento, da noi inizialmente ben stilato, completamente errate, gli obblighi di verifica delle carni ai limiti del verosimile se abbinati alla poca disponibilità a coordinare centri di raccolta per le analisi e la lavorazione delle carni, ma soprattutto provvedimenti che hanno finora disincentivato completamente i cacciatori, diciamolo, a partecipare alle attività di prevenzione.

Queste ultime, cioè le attività di controllo/prevenzione, così come impostate da questa giunta che prende in giro i cacciatori, sono state spesso “snobbate”, perché in contrasto con le finalità “ludiche” della caccia, specie quando l’abbattimento dei capi sul territorio determina un decremento che incide sull’attività a cosiddetta “caccia aperta.

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