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Il consiglio approva il passaggio delle reti idriche all'Ersi, ma la bolletta non aumenta

Un maxi emendamento congiunto di maggioranza e opposizione pone alcuni limiti per evitare aumenti o perdita di fondi del Comune nel caso in cui dovesse andare a buon fine il passaggio all'Aca. Ma l'opposizione continua a puntare sulla Sasi

Il consiglio comunale approva il passaggio delle reti idriche all’Ersi (Ente regionale per il servizio idrico), ma scongiura il passaggio diretto all’Aca, con conseguente inevitabile aumento delle tariffe, e pone nella delibera votata all’unanimità alcune clausole a tutela dei consumatori e delle casse del Comune. 

Frutto di un lavoro congiunto di maggioranza e opposizione durato tutta la mattina di oggi (lunedì 28 dicembre), data prevista per la seconda convocazione del consiglio comunale interrotto mercoledì scorso (23 dicembre), il maxi emendamento approvato all’unanimità ha permesso di ritirare i 64 avanzati nei giorni scorsi. 

Come già detto, sulla scia di quanto richiesto dalle opposizioni, la delibera non prevede l’affidamento diretto del servizio idrico all’Aca, ma all’Ersi, indicato come “soggetto individuato dalla normativa regionale quale preposto alla regolazione del servizio idrico integrato stesso”. 

Le opposizioni, infatti, puntavano il dito contro la cessione diretta alla società di riferimento dell’Assi (Assemblea dei sindaci del servizio idrico integrato) pescarese, pur facendo parte Chieti di quella della sua provincia. In più, la tariffa in vigore rimarrà quella vigente, a meno di adeguamenti Istat, fino a che non entrerà in vigore quella unica regionale. Inoltre, il passaggio effettivo alla società che gestirà le reti idriche potrà avvenire solo quando questa avrà sottoscritto il verbale della ricognizione delle reti e degli impianti e l’atto ricognitori delle passività e dell’accollo delle rate di mutuo. 

A questo punto, sarà la Regione a doversi pronunciare sulla delibera, se effettivamente il documento così votato è conforme alle legge 9 del 2011, per il cui adeguamento il Comune di Chieti ha ricevuto una diffida dal commissario Ersi a fine novembre. 

Per Luigi Febo (Chieti per Chieti), la gestione potrebbe restare a Teate Servizi e in seguito alla Sasi, “ma non all’Aca che è in concordato preventivo: così i cittadini di Chieti si troverebbero a pagare 60 milioni di debiti sulle bollette”. Commenta il capogruppo de L’Altra Chieti Enrico Raimondi: “Grazie al lavoro dei gruppi di opposizione, non ci sarà, per il momento, l'aumento delle tariffe dell'acqua, perché è stato impedito il passaggio del servizio idrico integrato all'Aca, come avrebbe voluto la Regione Abruzzo. Il consiglio comunale di oggi ha tutelato la nostra città e i suoi cittadini”.

Soddisfazione arriva anche dal Wwf Chieti-Pescara, che plaude alla “tutela degli utenti” deliberata dal Comune di Chieti. In particolare, approva con grande favore la parte del documento votato questa mattina all’unanimità che prevede il mantenimento delle attuali tariffe idriche, fino a quando non sarà approvata quella unica regionale. Un modo per evitare, anche nel caso di un eventuale passaggio all’Aca, che i debiti della società in concordato preventivo si ripercuotano sulle tasche dei contribuenti. 

Non usa mezzi termini la presidente dell’associazione ambientalista Nicoletta Di Francesco: “L’Aca - dice - è un carrozzone la cui pessima gestione ha creato negli anni inefficienze di gestione e debiti. Il tentativo di salvataggio operato dalla Regione, per quella pescarese e per altre analoghe società egualmente mal gestite da quello che era stato efficacemente definito il “partito dell’acqua”, rischia in ultima analisi di ricadere sulle tasche degli utenti. La stessa legge regionale di riordino del servizio idrico integrato è carente e andrebbe urgentemente modificata”. 

Nel mirino del Wwf c’è il fatto che alcuni comuni, pur facendo parte del proprio Assi (Assemblea dei sindaci del servizio idrico integrato) provinciale, teramano o chietino, abbiano come ente di riferimento l’Aca. Si tratta di Comuni che possono partecipare all’assemblea dei sindaci della prorpria provincia, ma non hanno diritto di voto, perché il loro territorio è gestito da un’altra società. Né tantomeno possono votare nell’Assi pescarese, proprio perché appartengono ad un’altra provincia. “Una situazione paradossale - commenta il Wwf - cui va posto rimedio con una revisione della legge regionale, votata tra l’altro prima del referendum sull’acqua, vinto dai cittadini e al quale la politica cerca tuttora di non dare corso”.

La presidente Di Francesco ringrazia le opposizioni che si sono battute per modificare la delibera, ma chiede al consiglio comunale “da una parte farsi promotore presso la Regione della riforma della legge sul servizio idrico integrato, dall’altra di esaminare finalmente in aula la petizione presentata dal Wwf il 1° luglio 2010 a nome dei 1134 cittadini che l’avevano sottoscritta, e dei circa 25mila teatini che hanno votato sì al referendum, per l’inserimento nello Statuto comunale del concetto di acqua bene comune privo di rilevanza economica”.

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