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Tradizioni: la nottata lancianese del 13 settembre

La notte bianca più longeva del mondo ha origini religiose, ma oggi grandi e piccoli aspettano le 4 per i fuochi d'artificio, l'accensione delle parature e la pizza peperoni e alici appena sfornata

Non c’è lancianese, anche lontano dalla propria città, che non rivendichi di esser nato nel luogo in cui è nata la notte bianca più longeva del mondo. Campanilismo a parte, la storia dà ragione all’orgoglio dei frentani: la “nottata”, che si celebra ogni anno nelle ore fra il 13 e il 14 settembre, affonda le radici al 1833, quando si organizzò la prima edizione. 

Seppure molto diversa da quella attuale, caratterizzata da “struscio” fino a tarda ora, per poi conquistarsi il posto migliore per ammirare i tradizionali fuochi pirotecnici dalla “pista”, la nottata lancianese è nata da un evento religioso. 

Secondo la tradizione, proprio nel 1833, due sacerdoti lancianesi partirono alla volta del Vaticano, ovviamente a piedi, per prelevare le corone d’oro per la statua della Vergine e del bambino, posizionata nella cattedrale della Madonna del Ponte. I fedeli, in ansia per il ritorno dei due sacerdoti, andarono ad aspettarli a Castel Frentano, scortando con una sorta di corteo spontaneo e l’accensione di molti falò il loro arrivo, fino alla chiesa di Santa Chiara, nel cuore di corso Roma, alle 2 di notte. Oltre alle corone, i due sacerdoti portarono dal Vaticano molti documenti, indirizzati all’arcivescovo Francesco Maria De Luca, compresa una lettera di papa Gregorio XVI, che autorizzava a solenizzare le feste. E fu proprio così che nacque una tradizione entrata nel dna dei lancianesi, che sin da piccolissimi aspettano, come i fedeli dell’Ottocento, le 4 del mattino, per ammirare i fuochi d’artificio, l’accensione delle parature al termine dello “sparo”, e poi gustare la pizza con peperoni e alici calda di forno. Le ultime energie per la sfilata della banda e via a riposare, in attesa degli altri tre giorni di festeggiamenti - e di fuochi d’artificio ogni sera. 

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