L'antropologo Capasso racconta "La morte di Roberto Calvi: un caso antropologico"
Nell’ambito degli incontri del martedì, organizzati dal Rotary Club di Chieti, il 29 gennaio, alle ore 17.30 al museo d’arte Barbella di Chieti, il Rotariano professor Luigi Capasso, tratterà il seguente argomento "La morte di Roberto Calvi: un caso antropologico".
Il ritrovamento del corpo del banchiere milanese Roberto Calvi, a Londra, nel luglio del 1982, aprì una serie lunghissima di indagini giudiziarie tese all’accertamento delle cause della morte del banchiere, dando origine a un dibattito che è stato polarizzato fra le due ipotesi opposte: si trattò di un caso di suicidio o fu un caso di omicidio. Questo dibattito giudiziario si è svolto, ovviamente, oltre che sulla ricerca di prove indirette, anche sul piano scientifico e sulla ricerca e sull’interpretazione di aspetti puramente tecnici. Importanti medici legali inglesi, tedeschi e italiani si sono confrontati per quasi vent’anni, con le loro opinioni contrastanti, a sostenere l’una o l’altra ipotesi. Nel 1999, cioè 17 anni dopo la morte di Calvi, il giudice del tribunale di Roma Otello Lupacchi decise di affidare ulteriori indagini scientifiche sul cadavere all’antropologo Luigi Capasso, il quale, per svolgere questa delicata perizia, avrebbe impiegato una metodologia propria delle analisi archeologiche che generalmente si conducono su resti umani mummificati antichi. Con l’impiego di queste moderne e avanzate metodologie, completamente sviluppate nei laboratori di Antropologia dell’università degli studi Gabriele d’Annunzio di Chieti, è stato possibile finalmente dimostrare in maniera scientificamente inequivocabile che il banchiere Roberto Calvi fu assassinato e il suo corpo fu sospeso al disotto del Ponte dei Frati Neri di Londra quando egli era già privo di vita. Questa perizia ha rappresentato uno dei più importanti esempi di applicazione dei metodi antropologici a un caso giudiziario rilevante.