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Villa Pini: Di Primio scrive a Chiodi, i dipendenti incontrano il vescovo

In attesa della sentenza del Consiglio di Stato, per il sindaco la priorità è salvare i 987 posti di lavoro della clinica e la sanità abruzzese. I sindacati si impegnano a dialogare con le autorità per lo stesso scopo

Non si ferma la mobilitazione del comitato spontaneo di lavoratori di Villa Pini. Domani (30 marzo) mattina incontreranno il vescovo di Chieti, Bruno Forte. E nel pomeriggio saranno ricevuti dal presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio

Ieri è toccato al sindaco, Umberto Di Primio, che è stato a Villa Pini per parlare con i dipendenti, promettendo loro il massimo impegno per salvare i 987 posti di lavoro. E subito ha scritto al presidente della Regione, Gianni Chiodi, per tenere alta la sua attenzione sul problema, non solo nel suo ruolo istituzionale, ma anche come commissario alla sanità. Due gli obiettivi che si devono necessariamente raggiungere, secondo il sindaco: “La conservazione dei posti di lavoro e quella dell’assistenza sanitaria prestata all’interno di Villa Pini”. 

“Non riesco ad immaginare la mia città, il nostro territorio – scrive ancora Di Primio a Chiodi – con altre 987 famiglie che vivono il dramma della disoccupazione e con un vulnus nella offerta di prestazioni sanitarie così grave da avere ripercussioni oltre che sugli utenti anche sullo sistema sanitario, che da una parte si ritroverebbe a dover dire no alle domande di prestazioni, dall’altra vedrebbe fatalmente aumentare le mobilità passive”.

Il prossimo 13 aprile, infatti, il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi sulla sentenza del Tar dell’Aquila che ha dichiarato l’illegittimità degli accreditamenti per Villa Pini. Se la decisione fosse confermata, la sanità regionale verrebbe a perdere strutture che gestiscono ogni anno migliaia tra prestazioni sanitarie e ricoveri. E inevitabilmente i 987 lavoratori perderebbero non solo il loro posto e gli stipendi futuri, ma anche quelli che ancora devono ricevere per le vicende legate al fallimento del gruppo dopo la gestione di Vincenzo Maria Angelini (fallimento per cui è in corso un procedimento penale).

E in difesa dei lavoratori si schierano anche le segreterie regionali e provinciali di Cgil, Cisl e Uil. In una nota congiunta scrivono che “è incomprensibile come possa esserci la sola opportunità, come peraltro è già stato per il Tar Abruzzo, che un’interpretazione legislativa di un articolo di una norma regionale, posta peraltro a tutela del pagamento delle retribuzioni dei lavoratori e fortemente voluto di sindacati, da parte di un organo giudicante, si tramuti in un perfetto boomerang e in un solo colpo azzeri 1.400 posti di lavoro e cancelli migliaia di prestazioni sanitarie rese nella più rigorosa appropriatezza certificata, proprio in questi giorni, dalle visite ispettive dei nuclei di controllo delle Asl che ne hanno sancito la loro appropriatezza in percentuale vicina al 100 per cento”.

“Se ciò accadesse – continuano - migliaia di famiglie a sprofonderebbero  in un dramma sociale dagli imponderabili risvolti”. Il 13 aprile, infatti il Consiglio di Stato si pronuncerà per la sola clinica Villa Pini, ma per i sindacati un esito negativo avrebbe “un effetto domino sulle altre strutture del gruppo come Sanstefar, Santa Maria, Sanatrix, Maristella e la Cicala”.

Per difendere i lavoratori le tre sigle sindacali promettono di attivarsi “per incontrare i sindaci di Chieti, Pescara, L’Aquila, Avezzano, Teramo e Lanciano quali massimi esponenti delle città sedi delle principali strutture in parola”. In più chiederanno un colloquio anche con i presidenti delle quattro province abruzzesi, con i prefetti, con il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, al governatore Chiodi e ai parlamentari abruzzesi.

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