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Economia

Sixty: ancora nessuna certezza per i lavoratori, fissato nuovo tavolo

Dopo l'incontro di ieri fra azienda e sindacati la proprietà non torna indietro sul salvataggio di soli 50 posti, ma non scopre del tutto le carte. Il prossimo tavolo ministeriale fissato per il 12 novembre

Ancora nessuna certezza per i lavoratori della Sixty, ma si fa sempre più forte la paura che il marchio tessile del made in Italy finisca in Cina. Nel pomeriggio di ieri (lunedì 29 ottobre) c’è stato un tavolo fra azienda e sindacati al ministero dello Sviluppo economico, a Roma. 

E la proprietà, il fondo panasiatico Crescent Hyde Park, non ha ancora dato nessuna certezza sul destino dei 390 lavoratori del marchio tessile. Confermata la proposta già avanzata nell’incontro del 16 ottobre: salvare 50 posti di lavoro che confluiranno in una nuova società. Un’ipotesi che per il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio “non può che lasciare insoddisfatti”.

Spetta ora al tribunale teatino valutare il piano industriale dell’azienda. “Da parte mia – prosegue Di Primio - ho chiesto di avere certezze circa la possibilità di continuare la produzione, almeno del campionario, a Chieti e soprattutto di avere garanzie sulla concessione pluriennale, da parte di Sixty International, dei marchi alla new company che dovrà costituirsi e prendere in affitto il ramo d'azienda”.

Dopo proteste, fiaccolate, sit-in e in ultimo l’occupazione della hall della sede di via Piaggio, i lavoratori appaiono sempre più preoccupati. Al momento non c’è nessuna garanzia per il futuro di quasi 400 lavoratori. Senza contare le conseguenze che lo smantellamento dello stabilimento di Chieti Scalo avrebbe sull’indotto.

Il sindaco di Chieti lancia un appello: “Tutti, sindacati ed istituzioni, sotto la supervisione del Ministero – dice - devono continuare a mantenere alta l'attenzione fino a quando il tribunale di Chieti non avrà omologato la proposta di concordato presentata da Sixty spa”.

Si fa sempre più forte il sospetto che la nuova proprietà voglia affidare alla new company, in cui lavorerebbero i 50 di Sixty, soltanto il campionario per il mercato italiano. Pare che il resto sarebbe dismesso e trasferito in Cina

Ancora nulla di fatto, dunque, e il prossimo appuntamento fra azienda e sindacati è già fissato per il prossimo 12 novembre. Per allora si attendono dall’azienda risposte concrete sulle mansioni dei 50 lavoratori da salvare e sulle modalità di gestione degli esuberi.

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