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Sixty, i sindacati: "La vertenza non è chiusa, vogliamo chiarezza dalla procura"

Ancora nessuna novità dall'esposto presentato a fine 2012 per far luce sui passaggi di proprietà della Sixty. Le sigle sindacali incontrano la stampa e spiegano che mancano certezze su Newco e aziende satelliti

“La vertenza Sixty non è chiusa, siamo ancora al punto di partenza: risolto il problema economico resta quello occupazionale”. Così Maurizio Sacchetta della Uiltec-Uil, che oggi (venerdì 7 giugno) con Giuseppe Rucci della Filctem-Cgil ed Ettore Di Natale della Femca-Cisl nella sede della Cgil ha convocato i giornalisti per fare il punto della situazione dopo l’annuncio in prefettura dell’accordo con la banca di credito cooperativo abruzzese di Cappelle sul Tavo per l’anticipo della cassa integrazione straordinaria.

I tre segretari rivendicano il ruolo dei sindacati nel conseguimento di un risultato che ha risolto almeno i problemi economici contingenti dei lavoratori. “Nessuno ci ha regalato niente – dice Rucci – se l’azienda avesse voluto farsene carico lo avrebbe inserito nel piano concordatario”.

E sono ancora molti i punti su cui bisogna fare chiarezza. A cominciare dalla Newco, che dovrebbe coinvolgere 50 lavoratori in un primo periodo e 10 successivamente; ancora oscuro anche il ruolo della società satellite, per cui l’azienda ha presentato un progetto per accedere ai fondi regionali destinati alle start-up. Sixty e sindacati si incontreranno di nuovo a luglio e molti di questi dubbi dovrebbero essere chiariti. Resta il cruccio dei 300 lavoratori che resteranno fuori dai progetti della nuova proprietà: i sindacati invocano l’intervento delle istituzioni.

E sono concordi anche sui dubbi della  nomina di Domenico Gentile a vice presidente del Sistem Moda Chieti-Pescara: “Per Confindustria pare essere un valore aggiunto un’azienda come Sixty – commenta duro Rucci – che ha distrutto il made in Italy, creato disoccupati e venduto il marchio a un fondo panasiatico con sede alle Cayman”. In ogni caso chiederanno a breve un incontro per cercare di ottenere una collaborazione.

Al commissario giudiziale Pennetta, poi, il segretario Filctem-Cgil ribadisce che “nulla è cambiato, la conflittualità rimane così come l’esposto”, che i sindacati presentarono in procura alla fine del 2012. “Ci aspettiamo che qualcuno ci dica se quel che ha compiuto la Sixty è legale o meno”.

Sull’esposto punta anche Marino D’Andrea, rsu Cgil, che accusa Sixty di aver “rappresentato un danno per il territorio e per il sistema moda nazionale. Vale la pena approfondire i meccanismi che in breve tempo l’hanno portata alle condizioni attuali. Oltre alle battaglie sindacali serve una legislazione che non permetta certe cose”. E c’è anche un esposto all’ispettorato del lavoro, che “dice di non aver trovato nulla. Eppure – tuona D’Andrea – sono le cooperative a fare il lavoro dei dipendenti in cassa integrazione: se il lavoro c’è perché farci stare in cassa integrazione? Bisognerebbe fare chiarezza”.

Ettore Di Natale auspica “un patto sociale serio per la ricollocazione”, e ribadisce l’attenzione sui lati ancora oscuri della Newco e dell’azienda satellite. In più propone di creare un pool di aziende tessili nello stabilimento della Sixty “per riassobire tutte le maestranze”.

Sacchetta della Uiltec-Uil, sulla scia dei colleghi, propone di sfruttare “le possibilità che vengono dal polo d’innovazione sistema moda” e di “attivare un tavolo di concertazione permanente”. 

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