rotate-mobile
Economia

Moda, la Sixty non è più italiana: passato l'accordo coi cinesi

Il gruppo comprato dalla società d'investimento panasiatica. Studierà un piano di rilancio del gruppo. Il debito dell'azienda era salito a 300 milioni di euro

Un altro pezzo della moda italiana passa in mani straniere. Stavolta, dopo i casi Bulgari e Brioni, è la volta di Sixty, il gruppo fondato nel 1987 da Wicky Hassan e Renato Rossi e noto nel mondo del 'fashion' soprattutto per i jeans Miss Sixty ed Energie.

La società d'investimento panasiatica Crescent HydePark, con sedi a Singapore e Shangai ha comprato il prestigioso marchio. I termini dell'operazione non sono ancora noti. E' certa invece la crisi attraversata dalla Sixty con un fatturato piombato da 500 a 300 milioni nel giro degli ultimi due anni e un debito salito a circa 300 milioni di euro.

Dal bilancio 2010 emerge inoltre che con l'aiuto di Mediobanca il gruppo sta mettendo a punto una manovra volta alla ristrutturazione dell'indebitamento ma che ad oggi non è stata ancora perfezionata con il pool di banche creditrici. La parola passa quindi ai nuovi azionisti asiatici che dovranno studiare e varare un piano di rilancio del gruppo. Fino ad oggi la società, controllata da Sixty Sa e Sixty international, due holding di diritto estero, è stata portata avanti grazie anche allo sforzo vecchi dei soci.

Appena prima della morte di Hassan, nel dicembre scorso a soli 56 anni, i due avevano appena finito di ricapitalizzare l'azienda teatina con circa 40 milioni di euro. Adesso, quindi, bisognerà vedere le intenzioni di Crescent HydePark.

Oltre l'accollo dei debiti è presumibile che il socio made in Singapore proceda con un'iniezione di liquidità per tirar fuori dalle secche il gruppo. Secondo quanto spiegato da alcune fonti, a guidare Sixty resterà l'attuale management capitanato dall'amministratore delegato Piero Bongiovanni.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Moda, la Sixty non è più italiana: passato l'accordo coi cinesi

ChietiToday è in caricamento