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Addizionale Irpef, Melideo: "Resta invariata, ma non si può abbassare"

L'assessore al Bilancio risponde ai consiglieri di opposizione Febo e Marino, che avevano criticato il Comune per aver alzato l'addizionale Irpef dallo 0,65 allo 0,8 % e dice: "Vanno considerate tutte le risorse disponibili"

“Non bisogna mai perdere di vista, nell’analisi di un singolo tributo, il rapporto con le complessive risorse disponibili di un ente”. Così Roberto Melideo, assessore al Bilancio, risponde ai consiglieri Luigi Febo e Marco Marino

I due esponenti dell’opposizione hanno avevano criticato l’amministrazione sostenendo che fosse “insensibile” per aver portato l’addizionale Irpef dallo 0,65 allo 0,8 %.

“Con l’assestamento 2012 – puntualizza Melideo - si è chiuso un esercizio che può ben definirsi “eccezionale”, per effetto del continuo proliferare della normativa nazionale che ha inciso in maniera determinante sulla finanza degli enti locali”.

Nell’ultimo anno è stato introdotto l’Imu, la tassa sulle abitazioni, “di cui il 50 % di tutto ciò che non è abitazione principale – spiega Melideo – finisce nelle casse romane e non in quelle comunali”. 

“Con il taglio dei trasferimenti operato dalla spending review – prosegue - abbiamo cercato di minimizzare l'impatto sui servizi, ma in ogni caso questo ha comportato la riduzione di circa 1 milione 300 mila euro di spesa corrente e l’estinzione anticipata di mutui pagando, pronta cassa, circa 1 milione 600 mila euro. A questo va aggiunta la creazione di un fondo svalutazione crediti, che vede accantonarsi in bilancio circa 900 mila euro che non possono essere utilizzati per la spesa corrente”.

“Se avessimo potuto – dice l’assessore - avremmo provveduto ad abbassare noi stessi l’addizionale Irpef, ma l’impostazione voluta dal Governo Monti per il risanamento del debito pubblico ha queste conseguenze che si scaricano brutalmente sui Comuni”. Ma per Melideo l’addizionale “resta invariata rispetto al passato perché in realtà non subisce variazioni e le fasce più deboli, con retribuzioni mensili inferiori a 660 euro, sono preservate perché non subiscono questa tassazione. Scelte differenti – precisa – non potrebbero garantire servizi ai cittadini, cosa per noi inaccettabile”.

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