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Cronaca Paglieta

"Umberto Ranieri in passato fu vittima di aggressione omofoba", amici e parenti chiedono la verità sulla morte

L'artista originario a Paglieta è morto dopo tre giorni di agonia a Roma, dove era stato aggredito. E' caccia al colpevole. I carabinieri hanno da subito escluso la pista omofoba: forse è stato picchiato perché voleva raccogliere le bottiglie lasciate a terra

Chi e perchè ha ucciso Umberto Ranieri? Amici e parenti dell'artista originario di Paglieta vogliono la verità sulla morte del 53enne, preso a pugni domenica sera in largo Preneste a Roma, in quella piazzetta che spesso frequentava. Quella sera un gruppo di giovani, per motivi ancora ignoti, si è ritrovato a discutere con il pittore che è stato colpito da un ragazzo, il quale è subito scappato insieme ai suoi amici.

L'artista è deceduto mercoledì all'ospedale San Giovanni a causa del grave trauma cranico riportato in seguito alla caduta a terra.

Le indagini dei carabinieri hanno smentito la pista che porterebbe ad una aggressione omofoba. Così come i militari escludono anche che a colpire sia stato un branco di bulli di quartiere o che, dietro l'aggressione, ci sia qualche premeditazione. Ma chi conosceva bene Ranieri non se la sente di escludere del tutto la pista omofoba dietro la sua morte. 

"L'ex compagno ci ha informato che Umberto era già stato vittima di una aggressione omofoba - dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center -. In quell'occasione riportò lesioni e lividi al viso, e fece denuncia presso le forze dell'ordine, dopo essere stato al pronto soccorso". L'episodio risale al 2006, quando l'uomo venne picchiato dalle parti di Torpignattara, sempre a Roma: un pestaggio da ricollegare al movente omosessuale. 

"In attesa di chiarezza su quanto accaduto - aggiunge Marrazzo -, chiediamo al Governo di approvare al più presto una legge contro l'omofobia che tuteli e supporti le vittime. Inoltre organizzeremo con l'ex compagno Fabio una mostra fotografica con le opere di Umberto Ranieri. Ci stringiamo al dolore dei suoi cari e della famiglia. Ad oggi sappiamo ancora poco sui fatti, ma chiediamo che venga fatta piena luce sul caso dagli inquirenti, non si può morire stando seduti su una panchina nei giardini sotto casa, oggi la nostra comunità perde un amico a molti caro".

Quel che è certo è che Umberto Ranieri era solito frequentare i giardinetti di largo Preneste, come racconta RomaToday: spesso si avvicinava alle panchine, di notte frequentate da sbandati, raccoglieva le bottiglie di birre, vuote, lasciate sull'asfalto e le buttava. 

Non è escluso che alla base dell'aggressione della scorsa domenica ci sia stato proprio questo. Lui voleva pulire, qualcuno non era d'accordo, così si è alzato da una panchina e lo ha colpito con un pugno provocandogli la frattura del setto nasale. Poi Ranieri è caduto e ha sbattuto la nuca sui sampietrini.

Quindi la fuga. I carabinieri hanno cercato di ricostruire la vicenda per identificare il picchiatore e i suoi amici, tutti molto giovani, ma si sono scontrati con i pochi testimoni presenti e un identikit vago: tra i 25 e i 35 anni, carnagione chiara, alto tra 1,70 e 1,80. 

Arrivare a una svolta nelle indagini è difficile, sia per il numero ridotto di testimoni, ma anche per la scarsa copertura di telecamere di sorveglianza in quella zona di Roma. Ma la caccia al colpevole continua.
 

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