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Cronaca

Petrolio, gli studenti contestano il seminario della Medoil: "Fuori le multinazionali dall'università"

Non è andata giù agli studenti del Coordinamento Universitario No Ombrina Mare 2 la lezione a Geologia della multinazionale intenzionata a realizzare la piattaforma petrolifera sulla costa teatina: "Si usa l'università pubblica per scopi privatistici"

Non è andata giù agli studenti del Coordinamento Universitario No Ombrina Mare 2 la lezione tecnica impartita ieri a Geologia dai responsabili di Medoil Gas, la multinazionale che vuole realizzare la piattaforma petrolifera a largo della Costa dei Trabocchi.

In una nota stampa esce fuori tutta la loro indignazione per quello che viene definito “Un utilizzo dell’università pubblica per scopi privatistici”

“Come avvenne con l’Eni, interessata alla realizzazione del Centro Oli a Ortona e  la Forest Oil, con progetti petroliferi a Bomba, l’intera istituzione universitaria ed il dipartimento INGEO danno campo libero, senza alcun contraddittorio, agli spot dei manager e dei dipendenti della Mediterranean Oil & Gas” commentano gli studenti, che si chiedono: “Per quale motivo i rappresentanti dell’istituzione universitaria, in primis il Rettore, non hanno ritenuto necessario dare voce a qualcuna tra le 30.000 persone scese in piazza a Pescara il 13 aprile scorso?”

Critiche anche al docente Mario Rainone, il quale, nel corso di un’intervista giornalistica, non ha negato di aver intrattenuto rapporti lavorativi con la multinazionale Forest Oil Gas.

“Come studenti e studentesse della d’Annunzio, denunciamo l’ennesima strumentalizzazione dell’università pubblica, della nostra formazione e del nostro futuro al pensiero unico e dominante che impone l’ideologia dello sviluppo in termini meramente economici e l’energia fossile come unica e principale risorsa agli interessi del capitale e di un sistema economico che spaccia per soluzione ciò che in realtà è già problema.

D’altronde questa strada è già stata tracciata dalla riforma universitaria firmata Gelmini, che avalla formalmente l’ingresso degli interessi privatistici all’interno dei CdA d’ateneo.

Tutto questo - concludono - equivale ad un palese e grave impoverimento della funzione ideale della formazione universitaria, limitando così fortemente la nostra possibilità di concepire, immaginare e costruire il mondo in maniera critica e alternativa”.

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