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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Soppressione DTL: stato di agitazione all'Ufficio del lavoro, sindacati scrivono al ministero

Nel documento fanno leva sui numeri della Provincia di Chieti, che rispetta i criteri stabiliti dal riordino ministeriale: 60 addetti, 13mila posizioni contributive attive, 632 domande di tentativi di conciliazione attive

Dipendenti in stato di agitazione alla direzione territoriale del lavoro di Chieti contro il declassamento della sede teatina con 60 lavoratori, che secondo il riordino ministeriale diventerà presidio di Pescara.

Una protesta indetta da tutte le organizzazioni sindacali, che hanno scritto al prefetto Fulvio Rocco de Marinis e al ministero del Lavoro.

“Senza entrare nel merito della bozza complessiva rispetto alla quale è aperto un confronto tra ministero e rappresentanze sindacali nazionali appare incomprensibile il ridimensionamento della Direzione territoriale di Chieti alla luce di un'analisi oggettiva degli stessi parametri individuati nella bozza ministeriale”, si legge nel documento firmato da Paola Puglielli (Cgil Fp), Gabriele Martelli (Cisl Fp), Donato D’Arcangelo (Uil Pa), Emilia De Matteo (Confsal Unsa), Nicoletta Morgia (Ugl Intesa).

Per i sindacalisti ci sarebbe uno squilibrio a favore della periferia, che non terrebbe conto dei parametri indicati proprio dal ministero, pianamente rispettati dalla dtl di Chieti, che ha competenza su 397mila abitanti e vanta 13mila posizione contributive attive.

Nella lettera si fa leva sulla “posizione strategica della direzione nell’ambito della provincia di Chieti, che ha 104 comuni con conformazione geografica altamente articolata”. Il che renderebbe ben poco agevole raggiungere altre sedi. Inoltre la Direzione di Chieti si trova nel “polo del welfare”, ovvero nello stesso complesso residenziale che ospita Inps, Centro per l’impiego, Inail, ordini professionali, associazioni sindacali e professionali. Una facilitazione ulteriore per gli utenti, che trovano vari servizi in un unico luogo.

I sindacalisti ricordano anche “l’esistenza nel territorio di settori produttivi molteplici e diversificati con presenza di imprese di piccole e medie dimensioni e di grandi industrie manifatturiere che arrivano ad occupare 6mila addetti, con un conseguente elevato grado di conflittualità inerente i rapporti di lavoro specie in questo periodo di crisi (basti pensare alle numerose vertenze aperte che coinvolgono ditte locali)”. Attualmente fra controversie di lavoro, procedure di cassa integrazione, denunce al servizio ispettivo, istanze di lavoratori salvaguardati ci sono 632 domande di tentativi di conciliazione.

Il grido d’allarme è chiaro: “Il declassamento della Direzione provinciale di Chieti significherebbe una grave perdita per l’intero territorio provinciale. Per questo – concludono i sindacalisti - riteniamo inaccettabile una riorganizzazione che, se da una parte non mostra elementi concreti di razionalizzazione, dall’altra rischia di svuotare ulteriormente la presenza istituzionale a livello periferico dimostrando nuovamente scarsa propensione degli estensori della proposta alla lettura della configurazione e dei conseguenti bisogni del territorio”.

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