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Cronaca

Di Santo si arrende ai carabinieri e consiglia "leggete il mio libro"

Si muoveva in bici e con i mezzi pubblici, ma la notte tornava a dormire nel casolare di Rosciano. I militari hanno sequestrato una bombola di gas, pistola ad aria compressa, un pc, cd vuoti e trucchi. Il piano era progettato da mesi

Lo hanno trovato alla vecchia maniera, battendo palmo a palmo centinaia di casolari e capannoni abbandonati fra Chieti Scalo e dintorni. Ieri un elicottero si è alzato in volo perlustrando lo Scalo, Alanno Scalo, Cepagatti. Oggi l’impegno del comando provinciale di Pescara, affiancato dai colleghi di Chieti, ha portato il risultato atteso.

Roberto Di Santo, ricercato da due settimane, è stato trovato intorno alle 13 in un casolare di Rosciano, sulla provinciale di bonifica. I militari lo hanno scoperto notando il suo camper con il tetto verde targato Alessandria nascosto in un garage. Lo aveva parcheggiato in uno spazio molto piccolo, dal quale i carabinieri hanno avuto grosse difficoltà a tirarlo fuori. Il mezzo era coperto da una tenda verde di canapa e da lamiere ondulate. Sul tavolino c'era la scritta "Boom, ci vediamo a Roma"

Di Santo era nello stesso casolare, istintivamente ha tentato di fuggire, ma ha desistito immediatamente, senza opporsi ai carabinieri. Immediatamente, però, ha avanzato una richiesta particolare: “Lasciatemi altri due giorni di libertà, devo andare a Roma". Voleva compiere altri gesti eclatanti, portare le sue azioni alla ribalta nazionale per richiamare l’attenzione sulla situazione globale e sullo stato di ingiustizia sociale. Ai militari ha detto: “Se leggerete il mio libro sicuramente sarete d’accordo con me”. Capelli rasati, un maglioncino grigio, mentre lo facevano salire in macchina Di Santo ha salutato agli obiettivi alzando insieme indice, medio e anulare. Durante il tragitto verso Pescara, ai carabinieri ha raccontato di aver dormito una notte nella ex casa famiglia di viale Maiella 1, a Madonna degli Angeli. Lì avrebbe lasciato una candela accesa che dopo essersi consumata avrebbe appiccato il fuoco ai mobili del piano terra.

Oltre al nascondiglio in cui lo hanno trovato i carabinieri, Di Santo occupava anche un altro capannone abbandonato nelle vicinanze. Lì si era ricavato una nicchia in cui ha trascorso quasi tutte le notti della sua latitanza. I militari hanno sequestrato nella stanza una bombola di gas piena, una pistola ad aria compressa con il tappo rosso e la bicicletta con cui è andato fin davanti alla redazione di Rete 8, in viale Abruzzo, per consegnare il suo videomessaggio.

Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, Di Santo si preparava a questi colpi da mesi. Lui stesso avrebbe ammesso che da tempo era in cerca di nascondigli utili ad accogliere la sua fuga. A Rosciano è arrivato la notte dell’8 gennaio, dopo aver dato fuoco all’auto della vicina a Cepagatti. Ha nascosto il suo camper con il serbatoio pieno, ma ha dovuto sgonfiare le gomme per farlo entrare nel minuscolo box. Con sé ha portato generi alimentari che gli avrebbero permesso di non muoversi per settimane. Aveva anche un computer portatile, cd rom e trucchi per camuffarsi durante i suoi spostamenti. Fra un incendio e l’altro, ha trascorso il tempo davanti al pc e guardando la televisione, che riusciva ad accendere grazie ad un piccolo gruppo elettrogeno.

Secondo gli investigatori Di Santo avrebbe fatto tutto da solo, macinando chilometri con la bicicletta camuffata con nastro adesivo e spostandosi con i mezzi pubblici, senza che nessuno si sia mai accorto di lui. Le indagini, però, continuano. Dopo il primo interrogatorio nel comando provinciale dei carabinieri di Pescara, Di Santo è stato portato nel carcere di San Donato. Comparirà di fronte al magistrato lunedì, accompagnato dall’avvocato Di Pietro del foro di Pescara. Dovrà rispondere di strage, danneggiamenti e incendio. Ma i carabinieri sono tuttora convinti che non volesse fare male a nessuno.

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