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Cronaca

Criminalità organizzata: in Abruzzo pesano le infiltrazioni da Puglia e Campania

La provincia teatina e l’Abruzzo nella relazione semestrale Dia al Parlamento evidenzia soprattutto la presenza di gruppi criminali attivi sia nei traffici di stupefacenti che nel riciclaggio di denaro

La relazione del secondo semestre del 2018 della Direzione Investigativa Antimafia conferma la permeabilità dell’Abruzzo agli interessi della criminalità organizzata campana e pugliese. Pur non registrando la presenza stanziale di organizzazioni mafiose, in Abruzzo diverse indagini hanno evidenziato, nel tempo, l’operatività di personaggi legati a gruppi criminali attivi sia nei traffici di stupefacenti che nel riciclaggio di denaro.

Come si legge nel rapporto, la contiguità geografica della Campania e della Puglia con l’Abruzzo è uno dei principali fattori che ha favoritole infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali originarie di quelle regioni. L’area più esposta è la zona costiera, ricompresa tra le province di Chieti, Pescara, e Teramo. Mentre le indagini svolte nel tempo hanno evidenziato che gli illeciti riconducibili ad emanazioni di gruppi camorristici sono essenzialmente collegati al riciclaggio, all’infiltrazione negli appalti e allo spaccio di sostanze stupefacenti, attraverso “manodopera” locale. 
Per quanto concerne le organizzazioni pugliesi, continuano ad essere prevalenti le attività predatorie e, anche in questo caso, lo spaccio di stupefacenti.

Secondo i dati pubblicati dall’ “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” in relazione all’Abruzzo, si evince che allo stato attuale sono in corso le procedure per la gestione di 243 immobili confiscati, mentre altri 62 sono già stati destinati. Sono inoltre in atto le procedure per la gestione di 25 aziende, mentre una è stata già destinata. Immobili con relative pertinenze (box, autorimesse posto auto), terreni e aziende agricole, alcune strutture ricettive, attività commerciali e immobiliari, rappresentano solo alcune delle tipologie di beni sottratti alle mafie in Abruzzo, concentrati, seguendo un ordine quantitativodecrescente, nelle province di Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila. 

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Per quanto riguarda la ‘ndrangheta, negli anni è stata accertata l’operatività di esponenti di famiglie reggine e crotonesi. Anche nel semestre in esame non sono stati colti dei segnali. Al riguardo, il 31 luglio 2018, a Martinengo (Bg), i carabinieri hanno arrestato un latitante di Brancaleone (Rc), sottrattosi alla cattura nell’ambito dell’operazione “Banco Nuovo-Cumps”, responsabile di detenzione illegale di arma da guerra. Al pregiudicato, elemento di vertice della ‘ndrina Cuppari di Brancaleone (Rc), faceva capo un’associazione di tipo mafioso, con base a Francavilla al Mare e ramificazioni in tutta Italia, dedita al traffico di stupefacenti e al riciclaggio.

La criminalità organizzata foggiana e, in particolare, quella garganica e sanseverese sembrano, invece, prevalere per quanto concerne il settore degli stupefacenti, confermandosi quale crocevia anche in chiave extraregionale. È quanto emerge dall’operazione “Evelin” che il 30 novembre 2018 ha disarticolato un’organizzazione criminale, con base tra Vasto e San Salvo, dedita al traffico di sostanze stupefacenti e alla commissione di atti intimidatori, anche attraverso l’uso di armi, per garantirsi l’egemonia sul territorio e sulle principali piazze di spaccio. 
 

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