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Cronaca Atessa

Furti: argenti sacri di Atessa recuperati a Roma

Oltre 200 beni sono stati rinvenuti e sequestrati dai carabinieri a Roma. La refurtiva, di oltre 1 milione di euro, comprende reperti archeologici e argenti sacri rubati in Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Umbria, Toscana e Marche

I carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale di Roma al termine di una complessa attività investigativa hanno sequestrato e recuperato una preziosa refurtiva composta da argenti e arredi chiesastici, dipinti, libri e reperti archeologici.

I beni provengono da 40 furti, commessi nell'ultimo trentennio, tra il 1977 e il 2007, in chiese, cattedrali, conventi, biblioteche, e abitazioni private di Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria, Toscana e Marche.

Tra le opere ritrovate, anche due calici in argento sbalzato, cesellato e dorato, del XVIII sec., trafugati nel 2004 dalla Chiesa di San Leucio in Atessa, assieme a una Madonna con Bambino lignea del XIV secolo, rubata nel 2006 da una Chiesa di Castel dell’Aquila (Tr), un messale rilegato in argento trafugato nel 2000 dal Convento di San Nicola da Tolentino (Mc) e altri oggetti da collezione.

L’indagine era partita qualche mese fa con servizi di appostamento e pedinamento presso il mercato romano di Porta Portese, nelle primissime ore del mattino. Qui i militari avevano individuato un assiduo frequentatore, acquirente di argenti sacri, libri antichi e marmi settecenteschi. Perquisita l’abitazione del collezionista, hanno poi rinvenuto e sequestrato centinaia di beni d’arte sacra, collocati ovunque che, per quantità e qualità, potevano far invidia ad un ricco museo diocesano.

La preziosa refurtiva, il cui valore commerciale è stato stimato in oltre 1 milione di euro, è stata sequestrata mentre il collezionista, P.R., sessantenne di Roma, professore di Storia dell’Arte in pensione, è stato deferito assieme ad altri 4 soggetti, principali venditori della refurtiva.

Sono tuttora in corso accertamenti finalizzati ad individuare ulteriori fornitori del collezionista e a stabilire nuovi canali di smistamento della preziosa refurtiva mancante dai numerosi furti scoperti, magari presso altri insospettabili acquirenti.

 

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