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Cronaca Ortona

Ortona, gli scarti del petrolio nel porto: in arrivo 150mila tonnellate

E' in fase di approvazione il secondo progetto di stoccaggio di pet-coke a Ortona. Per il Wwf saranno almeno 150mila le tonnellate annue di rifiuti inquinanti che verranno depositati nella cittadina. E il Belvedere Orientale non sarà più tale

Un secondo progetto di stoccaggio di pet-coke è in fase di approvazione a Ortona. Lo scarto della lavorazione del petrolio, noto per essere un rifiuto altamente inquinante, si aggiungerà a quello prodotto in contrada Tamarete, con la recente approvazione del progetto della Nervegna Autotrasporti.

Il deposito di pet-coke finirà dunque per invadere quel porto dalla non definita identità e a cambiare per sempre il panorama che si ammira dalla Passeggiata Orientale.

A illustrarci questo secondo inno allo stoccaggio sono i rappresentanti del Wwf Zona Frentana e Costa Teatina: Ines Palena, Presidente dell’Associazione e Fabrizia Arduini, referente Ortona.

“Il progetto questa volta è della ditta Bonefra s.r.l. – spiegano - e il sito di stoccaggio sarà direttamente sul porto: banchina di Riva Vecchia, all'interno di uno dei 4 capannoni che occuperanno 2.450mq complessivi, di prossima costruzione. Il tonnellaggio stoccato sarà come quello previsto in contrada Tamarete: 75.000 tonnellate di petrolio/carbone l'anno”.

Secondo il Wwf, nella migliore delle ipotesi Ortona ospiterà complessivamente 150.000 tonnellate annue di un prodotto che gli stessi petrolieri chiamano “la feccia del petrolio” per le sue intrinseche potenzialità inquinanti. “Le 75.000 tonnellate di petrolio/carbone l'anno previsti ciascuno nei due progetti Nervegna e Bonefra, consentono agli stessi di essere sottoposti alla semplice e riduttiva Valutazione di Assoggettabilità (V.A.), esentando i progetti dall'essere valutati dalla più severa VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). A nostro parere quindi  è bastato dividere in due uno stesso progetto per evitare la V.I.A., essendo i 2 progetti preliminari Buonefra e Nervegna sostanzialmente identici, identico è il relatore, e tra le società proponenti esistono forti collaborazioni”.

Una parte del pet-coke dunque graviterà attorno a quel porto dall’identità mista, a volte commerciale, altre volte industriale e, continuando così, sempre meno turistica. “Se l'indirizzo è industriale –concludono Palena e Arduini -  e se il pescaggio aumenta in maniera tale da accogliere anche le grandi petroliere, scatterebbero i parametri di sicurezza dei porti petroliferi, sino a comportare la chiusura degli stabilimenti balneari a Lido Saraceni. Un porto industriale a ridosso del centro cittadino andrebbe a potenziare una delle variabili legate al concetto di rischio e sarebbe visibile dalla bella, ancora per poco, Passeggiata Orientale, rea di essere stata per troppo tempo, indiscussa causa di intime felicità, a detrimento di quelle tristezze paesaggistiche finora realizzate”.

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