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Cronaca

Lavori in piazza Valignani, la Consulta: "I cittadini non vogliono la fontana"

La Consulta Comunale delle associazioni ha deciso di attuare iniziative di studio e di elaborazione progetti per la città ma rivendica il diritto a essere interpellata nelle scelte che riguardano la sfera culturale di Chieti

Non vogliono imporsi alla don Rodrigo con “Questa fontana non s’ha da fare”, ma nemmeno “Questa fontana s’ha da fare per forza”. La Consulta comunale Cultura-Beni culturali-Ambiente rivendica il diritto alla partecipazione dei cittadini alla vita democratica e alla programmazione degli interventi in città. Cosa che in realtà non è accaduta con i lavori di arredo urbano iniziati una decina di giorni fa in piazza Valignani, dopo l’overdose mozartiana.

E se in un recente sondaggio sul web su 300 interpellati 270 hanno detto no alla fontana un motivo ci sarà. Su questo fanno leva oggi i membri della Consulta, che nel corso dell’ultima  riunione pubblica, giovedì, hanno stabilito di attuare iniziative di studio e di elaborazione progetti e proposte per una Chieti a misura di cittadini. Ma rivendicano di non essere stai interpellati dal primo cittadino per quanto riguardo il nuovo assetto di piazza Valignani.

“Nella dichiarazione d’impegno siglata il 10 marzo 2010 dai cinque candidati alla carica di Sindaco dell’epoca (Giustino Angeloni, Umberto Di Primio, Francesco Ricci, Pietro Supino, Eugenio Di Francesco), ogni aspirante primo cittadino si impegnava a sviluppare un meccanismo di dialogo con la cittadinanza, teso alla partecipazione di quest’ultima alla scelte riguardanti l’amministrazione locale” ricorda il coordinatore della Consulta, Mario D’Alessandro.

In particolare, l’attuale sindaco Di Primio si era impegnato a “sostenere attraverso l’informazione, la trasparenza amministrativa, il confronto, le buone pratiche di democrazia partecipativa (consultazioni a tema, assemblee pubbliche, forum di quartiere, laboratori di zona), il coinvolgimento della cittadinanza nella elaborazione delle politiche locali”. Un meccanismo che, come si diceva sopra, non è stato messo in atto quando, dopo qualche voce di corridoio  e un paio di articoli sui giornali, lo scorso 18 luglio i cittadini si sono visti allestire il cantiere fra corso Marrucino, via Pollione e via de Lollis. Canitere che ancora oggi, a distanza di quasi due settimane, molti osservano ancora increduli. 

“Sono venuti meno i diritti della Consulta, la quale ritiene di dover essere interpellata per interventi che riguardano la sfera culturale di un’antica città quale è Chieti” tuona D’Alessandro. “Se la partecipazione democratica è la base del patto cittadini – amministratore, la Consulta delle associazioni – aggiunge - doveva essere coinvolta nell’iter decisionale, ma ciò non è avvenuto, privando l’organo della funzione per cui è stata voluta dal Consiglio comunale di Chieti”. Vero anche che la città esige da troppi anni di piano di riqualificazione e organizzazione del centro storico, un piano che deve includere l’arredo, la gestione del traffico, la pedonalizzazione, la mobilità per far emergere e sviluppare davvero la vocazione turistico-culturale tanto decantata anche dai politici che vengono invitati in città.

“La Consulta delle associazioni – conclude Mario D’Alessandro -  ritiene improrogabile la strutturazione di tale piano, così che i cittadini di Chieti non siamo più obbligati a dividersi su un’opera piuttosto che un’altra, ma possano contemplare un grande piano ove qualsiasi intervento sia legato ad un progetto contestuale capace di far risplendere l’immagine della città. In sostanza, opere come la futura fontana di piazza Valignani già in origine non hanno alcun senso funzionale ed artistico, se non partecipano ad una composizione più ampia del volto cittadino, finalizzata ad una reale e fattibile crescita socio-economica”.

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