rotate-mobile
Cronaca

Come avvicinarsi al parto in casa? I consigli dell'ostetrica Patrizia Turi

La tariffa, non rimborsata dalla sanità pubblica, sta intorno alle 2.500 euro, cifra comprensiva delle visite ambulatoriali e a domicilio, dell'assistenza alla nascita e quella durante il puerperio. Ma se ci sono minimi rischi è consigliato andare in ospedale

Patrizia Turi è l’ostetrica che ha affiancato Irene Marzetti e Chiara Ciucci nel viaggio verso la nascita a domicilio di Sofia, venuta al mondo nella sua casa di Chieti un anno fa.

Insieme alle colleghe, perché la legge impone che siano due le professioniste presenti al parto a domicilio, fra Abruzzo e Marche, vanta di aver contribuito al miracolo della vita mediamente una volta al mese, due a Chieti nell'ultimo anno. “Perché la mamma – spiega l’ostetrica Turi – va seguita costantemente e dalla 37esima scatta la reperibilità a qualunque ora”.

Ma quanto costa partorire in casa e quali condizioni sono necessarie per dare alla luce il proprio bimbo nell’ambiente domestico?

“Il costo – spiega Patrizia Turi – varia in base ai tempi e al tipo di assistenza: si aggira intorno ai 2.500 euro, secondo il tariffario ostetrico nazionale, approvato dalla Federazione italiana dei collegi delle ostetriche. Una cifra che comprende tutto il percorso nascita: le visite ambulatoriali e domiciliari in gravidanza, il travaglio, il parto, il puerperio. L’Abruzzo, però, non prevede rimborsi, mentre nelle Marche le Asl rimborsano fino a 1.200 euro, circa la metà dell’intera spesa”.

Così, assente la copertura, anche parziale, della sanità pubblica, il parto a domicilio non è accessibile economicamente a tutte le coppie, che comunque vi si avvicinano dopo un lungo percorso di informazione e documentazione. “Quelle che si rivolgono a noi – spiega l’ostetrica – sono coppie fortemente motivate”. Negli ultimi anni, infatti, l’interesse verso il parto in casa cresce a dismisura: molti i vantaggi e, assicurano le professioniste, seguendo fedelmente il protocollo, non ci sono particolari rischi.

Eppure non tutte le future mamme possono avere questa possibilità. “Ci atteniamo scrupolosamente alle linee guida e alla letteratura scientifica: cerchiamo di agire nella massima sicurezza e prima di accettare l’assistenza facciamo una selezione motivazionale e dello stato di salute madre-bambino. Lavoriamo nella massima sicurezza e solo in fisiologia. Diciamo no se c’è una storia ostetrica di problematiche in fase di travaglio. Anche un tampone positivo allo streptococco può mettere a rischio la sicurezza del parto e a quel punto è obbligatorio andare in ospedale”. Di fronte alla più piccola possibilità di pericolo, dunque, le ostetriche consigliano l’ospedale: “Se il parto in casa deve essere una forzatura, allora tanto vale che avvenga in reparto nella massima sicurezza”.

Quando è consigliabile iniziare a cercare l’ostetrica adatta alle proprie esigenze? “Meglio fra il primo e il secondo trimestre di gravidanza”, consiglia Turi. “Di solito il primo colloquio conoscitivo è gratuito, così si ha modo di capire se la scelta è quella giusta. Perché la decisione è della coppia, ma anche nostra: se non ci sono le condizioni giuste non possiamo assicurare la nostra assistenza”. Una volta accettato di far nascere il futuro pargolo, inizia un contatto diretto e continuo con la coppia e soprattutto con la gestante, che viene già seguita dal ginecologo. “L’ostetrica cura la parte fisiologica, si occupa dei corsi di consigliare la donna nel percorso di accompagnamento alla nascita”.

Al momento delle prime doglie, le ostetriche arrivano immediatamente a casa della futura mamma, standole accanto in ogni momento, monitorando costantemente battito e pulsazioni del feto, riuscendo a leggere nel suo dolore fisico lo stato del travaglio. E quando il bimbo nasce, le due professioniste non hanno ancora finito il proprio lavoro. “È fondamentale – spiega Patrizia Turi – l’assistenza al puerperio. Nella fase dopo il parto controlliamo la donna regolarmente, la assistiamo nell’allattamento, ci occupiamo della riabilitazione del pavimento pelvico dopo il parto. E ci occupiamo anche del benessere familiare, di come la nascita del bambino viene accolta in famiglia”. Non è solo assistenza sanitaria meccanica, ma qualcosa di più: “Più che un lavoro – ammette Patrizia – questa è una missione”.

Come vi contattano le future mamme? “Soprattutto con il passaparola, grazie a mamme come Claudia che vogliono testimoniare la loro esperienza, perché non esiste un portale nazionale delle ostetriche che fanno parti e domicilio e il collegio delle ostetriche non offre questo servizio. Ma chiamando lasciano i nostri recapiti”. In alternativa si possono contattare Patrizia Turi, che vive a Chieti, e Irene Marzetti, marchigiana, inviando una mail a patrizia.turi@gmail.com o irene.marzetti@vodafone.it.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Come avvicinarsi al parto in casa? I consigli dell'ostetrica Patrizia Turi

ChietiToday è in caricamento