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Cronaca Ortona

Ortona, discarica di amianti: gli ambientalisti chiedono un'indagine epidemiologica

Wwf e Medici per l'ambiente sollecitano l'amministrazione, sospettando che in città arrivino rifiuti da tutta Italia, visto che le discariche abusive sul territorio comunale non diminuiscono

Un’indagine epidemiologica urgente per monitorare eventuali ripercussioni sui cittadini della discarica di amianto. È l’appello urgente all’amministrazione comunale di Ortona firmato dalla presidente del Wwf zona frentana e costa teatina, Ines Palena, dalla referente ortonese dell’associazione Fabrizia Arduini e da Lucio Zinni, presidente Isde Chieti – associazione Medici per l’ambiente. 

In particolare gli esponenti delle tre associazioni ambientaliste chiedono al sindaco Vincenzo D’Ottavio e all’assessore all’Ambiente Roberto Serafini quali azioni siano state intraprese sui punti nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) sui conferimenti “agevolati”, il cosiddetto eco ristoro.

All’inizio degli anni 2000, infatti l’amministrazione comunale dell’epoca corse ai ripari  contro le discariche abusive di amianto, dotando il territorio di una discarica dedicata in cui conferire i rifiuti pericolosi per tutelare la salute dei residenti. Nel 2003 iniziò a funzionare l’impianto della ditta Smi (Società meridionale inerti) in via Taverna Nuova, ma dopo due anni la discarica fu chiusa. Un obbligo, considerato che non erano stati attivati i sistemi obbligatori di sorveglianza, controllo e monitoraggio sulla concentrazione delle fibre nell’aria. “In quei pochi anni di attività – scrivono Palena, Arduini e Zinni – vennero conferiti, secondo il documento “Progetto amianto” della Regione Abruzzo, 19mila metri cubi di amianto lavorato”. 

Poi, nel 2008, la Smi presentò uno Studio di impatto ambientale per adeguare l’impianto ortonese alle caratteristiche previste dalla legge per le discariche di rifiuti non pericolosi. Associazioni e cittadini produssero osservazioni contrarie, ma il 15 luglio 2010 fu concessa l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale.  

“Intanto – denunciano le associazioni ambientaliste - ad Ortona le microdiscariche di amianto continuano a proliferare e non sappiamo quanto sia stato conferito come matrici cementizie e resinoidi contenenti amianto di casa nostra in quel punto di raccolta che, nato come un servizio per la città di Ortona, è diventato la più grande discarica di cemento amianto d'Abruzzo, con una capacità di 270mila metri cubi”. Il sospetto è che il punto di raccolta abbia ricevuto rifiuti da tutta Italia e non solo da Ortona. Un sospetto che si fa quasi certezza considerato che le discariche abusive nell’ortonese non sono diminuite. 

Ospitiamo nostro malgrado una discarica in mezzo alle campagne – scrivono i tre - e non ci risulta sia nato un piano di censimento amianto, per la dismissione controllata. Viste le promesse sul coinvolgimento della cittadinanza, vorremmo capire se il Comune e la ditta Smi srl si siano incontrati per valutare e avanzare proposte in merito ad agevolazioni tariffarie per i cittadini, visto che la discarica si sta riempiendo a ritmi vertiginosi”. 

“Vorremmo capire – proseguono Wwf e Isde - se la massima autorità sanitaria della città, il sindaco, abbia richiesto alla passata amministrazione informazioni sulla redazione da parte dell'Asl e dell'Arta territorialmente competenti di uno studio epidemiologico  delle aree limitrofe interessate dalla discarica, a tutela igienico-sanitaria delle popolazioni eventualmente interessate, secondo quanto indicato  dal "protocollo operativo" da sottoscrivere tra gli enti interessati (Regione, Provincia, 'Comune, Asl e Arta), con eventuale partecipazione della Smi srl, entro 60 giorni dall'avvio delle attività della discarica, così come indicato sempre dall’Aia”. Informazioni che, stando a quel che lamentano i tre, sarebbero irreperibili ai cittadini. 

“Non è possibile –tuonano - che le associazioni e i comitati siano sempre più i depositari delle inquietudini di cittadini riguardo la propria salute, e non chi è preposto a farlo. Consigliamo di informare la popolazione attraverso incontri pubblici, specie sugli impianti più discussi”.

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