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Cronaca Guardiagrele

Sanità: addio all'ospedale di Guardiagrele

Nel nuovo atto aziendale dalla Asl non c'è spazio per il presidio. Cronaca di una morte annunciata. L'opposizione ricorrerà al Tar, in tempi strettissimi

La Asl di Chieti ha adottato il nuovo atto che organizza l’intero assetto dell’azienda sanitaria provinciale. All’interno di questa riorganizzazione non è prevista l’esistenza dell’ospedale di Guardiagrele. Non è scritto direttamente, ma scorrendo il documento, caselle vuote si trovano in corrispondenza delle Unità Operative ancora oggi funzionanti.
Nelle tabelle allegate all’atto si prevedono la soppressione dei reparti di Medicina, Geriatria, Lungodegenza e Radiologia. Del SS. Immacolata restano aperti Psichiatria e il Pronto Soccorso, ma solo fino a quando la struttura non sarà riconvertita in Presidio Territoriale di Assistenza.

“L’atto aziendale, almeno per ciò che riguarda la rete ospedaliera, è assolutamente illegittimo - dichiara l’avvocato Simone Dal Pozzo della lista civica “Guardiagrele il bene in comune”, che tanto ha lottato per far rimanere il SS. Immacolata lì dov’è  - esso richiama le ormai note delibere commissariali 44 e 45 dello scorso anno che avevano previsto la chiusura degli ospedali e che, nel maggio 2010, erano state annullate dal Tar Abruzzo”.

Dal Pozzo annuncia che il gruppo non mollerà la battaglia legale in corso, impugnando immediatamente anche l’atto aziendale, “questa volta – dice - confidiamo nel fatto che il Tar sospenderà gli atti rinviando, finalmente, la decisione alla Corte Costituzionale. L'Atto aziendale conferma, purtroppo, una azione incoerente con l'obiettivo di migliorare i conti. E' chiaro, infatti, che la disattivazione di reparti non fa che incrementare una mobilità passiva con costi elevatissimi per la Asl e per la Regione. Se a questo si aggiunge che i nostri reparti in questo anno hanno garantito assistenza assolutamente appropriata, si dimostra, ancora una volta, che non c'è nessuna motivazione plausibile alla base di questa scelta. Purtroppo – conclude Dal Pozzo - dovremo provarlo, ancora una volta, non ad un tavolo dove si ragiona in termini politici ma nelle aule di un Tribunale”.

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