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Cronaca

Comitato Maristella in Regione, ma l'audizione viene interrotta troppo presto

Il vicepresidente Spadavecchia e l'avvocato Febbo spiegano al presidente del consiglio Pagano e ai capigruppo l'odissea dei 32 pazienti, ma non hanno il tempo di discutere per trovare una soluzione che scongiuri il trasferimento dei loro cari

Dopo mesi di appelli sulla stampa e battaglie legali sono riusciti a rivolgersi direttamente ai consiglieri regionali per invocare la massima tutela dei loro cari, i 32 pazienti dell’istituto Maristella di Chieti. Ma il tempo è stato poco, troppo per poter spiegare a dovere quale battaglia stanno combattendo.

Martedì (4 febbraio) il vicepresidente del Comitato familiari dei pazienti, Giuseppe Spadavecchia, insieme all’avvocato Francesco Paolo Febbo, hanno finalmente ottenuto al palazzo dell’Emiciclo un’audizione con il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, i capigruppo e i gruppi consiliari. In pochi minuti, in una Regione troppo distratta finora per occuparsi di malati considerati numeri da burocrazia, hanno spiegato una storia lunga e intricata, che parte dal fallimento del gruppo Angelini passando per l’acquisizione della Cise, un anno e mezzo fa. Da allora ci sono stati problemi di accreditamenti, di una struttura dichiarata non idonea, di permessi e ricorsi per scongiurare il trasferimento in una struttura alla periferia di Palena.

Oggi la destinazione dei 32 pazienti, tutti fra i 25 e i 40 anni, sembrerebbe essere Gissi o Casoli. Ma nonostante il presidente Spadavecchia abbia depositato nella segreteria della conferenza dei capigruppo le relazioni e i documenti sul Maristella di Chieti, dopo pochi minuti Pagano ha interrotto l’esposizione, impedendo di fatto di chiarire tutti i punti della vicenda e di aprire un dibattito che potesse portare una soluzione concreta.

“Siamo comunque contenti di aver mostrato a tutti i componenti del consiglio che il Comitato ha un grande rispetto delle istituzioni e di tutti i partiti politici senza distinzione alcuna, ed è mosso solo da esigenze sociali, di tutela dei diritti umani e per il bene dei  pazienti disabili”, commenta Spadavecchia, tutore legale di uno dei ragazzi del Maristella. Ma resta l’amarezza per non avere avuto tempo a sufficienza per discutere concretamente del futuro dei pazienti nella prima occasione di confronto con la politica regionale.

“Non essendo “sudditi” ed avendo una grande dignità morale di combattere disinteressatamente  per il bene di una fascia seppur minima della società civile abruzzese che non ha voce – prosegue il vicepresidente del Comitato - pretendiamo lo stesso rispetto da parte delle istituzioni”.

Restano in sospeso questioni di importanza fondamentale per il destino di 32 persone disabili, per cui i familiari si impegnano a garantire un futuro sereno, vicino ai propri cari ed evitando un isolamento che sarebbe dannoso per i progressi ottenuti finora.

“Vogliamo impedire – spiega Spadavecchia - che il trasferimento di pazienti disabili sia finalizzata alle sole esigenze dell’imprenditore di turno, alla volontà della Asl di eliminare lo scottante ed annoso problema dei pazienti disabili del Maristella, e al tentativo della politica di “risarcire” Comuni, come quelli di Gissi e Casoli, già  privati dei rispettivi ospedali, per risollevare la loro economia penalizzando in tal modo i fruitori principali della sanità pubblica, che in questo caso sono le persone disabili”. Il Comitato ha fornito proposte e soluzioni alternative alla Asl e alla Regione, senza ottenere risposta.

Per questo i familiari invocano un’integrazione alla legge regionale 32 del 2007, prevedendo di istituire le strutture per disabili solo in centri urbani agevolmente accessibili. E chiedono una legge che disponga la pubblicazione sul Bura della Regione Abruzzo di tutti gli atti e i provvedimenti che coinvolgano i malati e in particolare i disabili, visto che negli ultimi mesi sono state vivaci le polemiche per il testo di una delibera che sembrava esser diventata segreta. 

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