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Cronaca

ll misterioso labirinto delle liste d'attesa: ci vogliono 15 mesi per un esame di controllo

La disavventura con il Cup della Asl di una paziente che, da maggio, cerca invano di ottenere appuntamento per effettuare un ecocolordoppler

Mentre la Asl Lanciano Vasto Chieti cerca un modo per accorciare le liste d'attesa, non cessano i disservizi per gli utenti che si ritrovano invischiati fra liste d'attesa infinite, tagli, disservizi e disagi di vario genere. 

L'ultimo episodio segnalato riguarda un esame di controllo, per cui una paziente ha fatto regolare richiesta telefonica al Centro unico di prenotazione che si occupa di smistare le prenotazioni per conto dell'azienda sanitaria lo scorso maggio. Ma, dopo vari tentativi, soltanto pochi giorni fa è arrivata una data utile per effettuare l'esame, peccato che sia 15 mesi dopo il primo contatto: agosto 2020. 

Come racconta l'utente, tutto inizia lo scorso 2 maggio, quando un medico del policlinico Santissima Annunziata da cui è in cura per una patologia cronica le prescrive un ecocolordoppler di controllo, da effettuare entro l'appuntamento successivo, fissato alla fine di gennaio 2020. La paziente il giorno successivo chiama il Cup e una operatrice molto gentile spiega che al momento non ci sono posti disponibili, ma che la sua richiesta verrà inserita in lista d'attesa. Garantisce che, come da prassi, entro 6 mesi al massimo sarà ricontattata per fissare un appuntamento, non appena si libererà un posto per disdette o altre ragioni. 

Passano tre mesi e dal Cup non arriva nessuna chiamata. Così, ad agosto, la paziente telefona nuovamente al centro di prenotazioni, dove un secondo operatore controlla dati e richiesta, confermando che quel nominativo e quella impegnativa sono in lista d'attesa: al massimo entro novembre la paziente sarà richiamata. 

Finché, venerdì mattina, visto che non c'è alcuna novità, la paziente decide per la terza volta di richiamare il Cup. Ma trova una sgradita sorpresa. Chiede all'operatore lumi sulla lista d'attesa - servizio effettivamente attivato dall'azienda sanitaria per smaltire le richieste - ma questi sostiene di non saperne nulla, dice che non gli risulta questa possibilità. Dunque, si deve ricominciare tutto da capo: il centralinista chiede nominativo, numero di impegnativa, prescrizione e tutte le informazioni necessarie a effettuare una prenotazione. In nessun momento della telefonata dice che il nome e la richiesta di esame sono già presenti in una lista, anzi, afferma ripetutamente che "non è a conoscenza di questo servizio". 

A nulla valgono le insistenze della paziente, che chiede di controllare e invoca chiarimenti sui motivi per i quali sta dicendo qualcosa di molto diverso dai due colleghi delle telefonate precedenti. A quel punto, il verdetto è impietoso: il primo appuntamento disponibile è nel mese di agosto 2020. E le proteste non servono a nulla: "Signora, altre persone si sono prenotate prima di lei". 

Così, un semplice esame di routine per cui la paziente ha fatto richiesta a maggio 2019, diventa l'ennesimo disservizio. E l'unica possibilità, secondo l'operatore, sarebbe quella di far inserire dal medico che ha prescritto l'esame un codice di priorità, sebbene non sia questo uno dei casi previsti dalle urgenze chiarite sul sito dell'azienda sanitaria

"Ora - lamenta la paziente - sarò costretta ad attendere ancora, o rivolgermi a una struttura che effettua l'esame a pagamento, sebbene per ragioni di salute io non debba pagare il ticket per questa prestazione. Mi sono già informata, e dovrò sborsare almeno 50 euro, oppure aspettare fino a giugno anche in una di queste strutture". 

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