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Incidenti stradali Paglieta

Travolto e ucciso per una mancata precedenza: automobilista patteggia 1 anno e 7 mesi

Nell'incidente morì il motociclista Nicola Di Genni, 27 anni di Paglieta. Stamattina ha patteggiato davanti al gup una 45enne di Lanciano

Una mancata precedenza. Fu questo a causare l’incidente in cui morì Nicola Di Genni, giovane di soli 27 anni di Paglieta, il 29 aprile 2017. Per questo stamattina una 45enne di Lanciano, P.S., ha patteggiato davanti al gup del Tribunale di Lanciano un anno, sette mesi e sedici giorni di reclusione (con pena sospesa), con la sanzione accessoria della sospensione della patente per un anno.

I familiari di Nicola Di Genni, affiancati nel processo penale dall’avvocato Di Lodovico, sono assistiti dallo studio Giesse di Montesilvano.

Era un sabato pomeriggio quando Nicola Di Genni, dopo una lezione di ballo, una delle sue grandi passioni, decise con i compagni di corso di recarsi a Lanciano per un aperitivo in compagnia. Purtroppo, però, a quell’appuntamento non arrivò mai.

Mentre percorreva in sella alla sua Ducati la provinciale Lanciano-Fossacesia, infatti,  dopo una semicurva si ritrovò improvvisamente davanti la Ford C-Max guidata da P.S., che svoltava verso la strada comunale Iconicella: inutile, a quel punto, il disperato tentativo di frenata del giovane, che cadde al suolo rovinosamente, finendo per impattare contro l’automobile. Vani anche gli immediati soccorsi, col ragazzo probabilmente morto sul colpo a causa dei gravi traumi riportati.

La consulenza tecnica dell’ingegner Pier Luigi Gianforte, richiesta dal pubblico ministero Rosaria Vecchi per far luce sulla dinamica dell’incidente, lascia pochi dubbi su quanto accaduto: P.S. svoltò improvvisamente a sinistra senza dare la precedenza alla motocicletta che, nonostante procedesse al di sotto del limite di velocità di 70km/h previsto in quel tratto di strada, non ebbe la possibilità di evitare l’impatto.

"Una manovra avventata e dagli esiti nefasti, che ha spezzato per sempre una giovane vita e distrutto un’intera famiglia - sottolinea Gianni Di Marcoberardino di Giesse - Per questo i familiari stamattina speravano in una pena sicuramente più dura, in grado di dissuadere chi si mette alla guida dal porre in essere simili comportamenti".

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