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Cronaca Chieti Scalo / Via Penne

Incendio nella notte alla Seab di Chieti scalo: a fuoco cumuli di rifiuti

Il capannone della ditta di smaltimento rifiuti in via Penne è andato a fuoco martedì sera intorno alle 23. Al lavoro i Vigili del Fuoco tutta la notte per spegnere le fiamme. Ancora ignote le cause. Riccardo (Idv): "Impossibile continuare a tollerare questa frequenza di incendi"

Incendio al capannone all'esterno della ditta di smaltimento rifiuti Seab, in via Penne a Chieti scalo.

L'allarme è stato lanciato ieri sera (19 dicembre) da un passante attorno alle 23,20. Nell'azienda di proprietà del presidente del Chieti calcio Walter Bellia, a fuoco cumuli di plastica, materassi e secco residuo. Nella Zona Industriale della città hanno lavorato tutta la notte per evitare l'ulteriore espansione delle fiamme tre squadre di Vigili del Fuoco di Chieti e due di Pescara.

"Abbiamo impiegato circa 6 ore a spegnere il tutto - dicono dal Comando teatino - stiamo verificando le possibili cause, al momento non sappiamo dire con precisione da che punto sono partite le fiamme".

Al momento si esclude l'ipotesi dolosa.

Non è questo il primo incendio che si verifica alla Seab di Chieti scalo: tutti ricordano il rogo di larghe dimensioni dell'estate 2009, quando l'odore acre delle fiamme pervase la città a lungo destando seria preoccupazione per la salute pubblica.

Sull'episodio l'intervento del Coordinatore Regionale Giovani Italia dei Valori Abruzzo, Giampiero Riccardo, che non nasconde la paura di possibili infiltrazioni mafiose: “La frequenza ormai annuale degli incendi che interessano l'impianto di proprietà dei fratelli Bellia è come minimo sospetta; quindi non si può più parlare di casualità o leggerezza. Vale la pena ricordare che nel 2008 i Bellia furono direttamente coinvolti nell'operazione "Quattro Mani", tramite cui la Procura di Chieti e i Carabinieri del Noe sgominarono un'organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi. L'inchiesta rivelò che all'interno della Se.ab era abitudine lo smaltimento irregolare di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, caratterizzati dalla presenza di inquinanti nocivi per l’ambiente e la salute umana. A quanto pare, il rinvio a giudizio non ha sortito nessun effetto benefico sulla gestione spregiudicata dell'impianto, da parte della famiglia Bellia. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, ma a questo punto è impossibile continuare a tollerare. Nel 2009, agli allarmi del Wwf sulla possibile presenza nell'aria di idrocarburi velenosi, fecero seguito le rassicurazioni dell'Arta. Un'ordinanza vietò la vendita di frutta e ortaggi in diversi centri del comprensorio Teatino. Non sappiamo se tutto ciò è destinato a ripetersi, ma sappiamo che a questa storia vanno messi dei punti: bisogna dotare la città di un piano e della strumentazione necessaria, per effettuare un monitoraggio preciso e costante della qualità dell'aria, della terra e dei prodotti agricoli. Vanno inoltre minuziosamente verificate tutte le autorizzazioni in possesso della Se.ab e procedere alla loro revoca, in presenza di abusi. Infine, l'ex Questore Fiore, prima di trasferirsi ad Ascoli, definì Chieti una "città tranquilla, con tentativi di infiltrazioni mafiose". Chiediamo quindi all'amministrazione Comunale di intraprendere ogni sforzo utile a scongiurare una simile minaccia”.

 

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