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Cronaca

Chiusura Mabù, la titolare: "Meglio riaprire in aperta campagna"

La discoteca chiusa da qualche giorno dopo le continue lamentele dei residenti. Intervista tratta dal Censorino teatino

Federica Di Giovanni, la titolare del Mabù, una delle poche realtà della città che movimentavano il sabato sera teatino, intervistata da Cristiano Vignali, spiega le ragioni della chiusura improvvisa del locale e perchè, secondo lei, a Chieti è difficile aprire e gestire un locale.


Cosa ha portato alla decisione di chiudere il Mabù?

“Siamo arrivati al punto in cui, non si poteva più lavorare, poiché tutte le sere fin dall'apertura, a causa del vicinato che si lamentava, veniva in continuazione la pattuglia delle forze dell'ordine che si domandava il motivo per cui fosse stata chiamata. E gli agenti si rendevano subito conto che non c'era alcun motivo reale di intervento. E non potevamo più lavorare perché a causa di queste persone che chiamavano insistentemente l'autorità giudiziaria, si stava screditando il nome del locale agli occhi della clientela”.


Cosa pensa sia mancato in città per dare continuità alla vostra attività?

“La solidarietà delle istituzioni e di molte altre attività commerciali. Purtroppo, in città manca una sorta di pianificazione adeguata degli eventi ludici e delle zone dove poter aprire e gestire attività di questo genere. il vicinato esercitava continue pressioni psicologiche e inviava continue segnalazioni alle autorità anche pretestuose al solo fine di boicottare l'attività e dunque far prendere sanzioni al nostro locale. Quindi, ci siamo resi conto io e il mio socio Matteo che anche se avremmo potuto vincere la “guerra”, sarebbe stata comunque una vittoria di “Pirro”, perché l'impresa a livello economico non valeva la spesa”.


Cosa spera che cambi nella mentalità e nella gestione del fenomeno del “divertimento” in città?

“Spero che si abbia più rispetto per persone che hanno in mente di investire i propri risparmi, i propri capitali, al fine di aprire un locale che possa valorizzare, pubblicizzare e rendere più interessante anche a terzi la nostra città. La verità è che molti teatini pensano un po', come avviene in molte parti d'Italia, ma a Chieti in special modo, che l'erba del vicino è sempre più verde è dunque, investono e spendono denaro soprattutto fuori. Molti cittadini pensano di aver preso egoisticamente la città come un dormitorio. Questa è la vera rovina del commercio cittadino insieme alla mancanza di una adeguata programmazione e tutela da parte delle istituzioni”.


Ha intenzione di aprire nuove attività per il futuro nonostante quanto avvenuto?

“Io e il mio socio, anche se scoraggiati e delusi dalla nostra esperienza, riteniamo auspicabile aprire un nuovo locale in futuro, magari in aperta campagna dove solo i galli potranno sentirsi disturbati con il loro canto dalla musica”.

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