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Cronaca Vasto

Chiazza di greggio, le reazioni: "No alla petrolizzazione dell'Adriatico"

Il presidente Di Giuseppantonio ribadisce la contrarietà della Provincia alle trivelle. Legambiente chiede che vengano individuati i responsabili e verificati i danni. Rifondazione vuole rivedere tutti i progetti petroliferi a terra e a mare

Non bastano le rassicurazioni della Guardia costiera a tranquillizzare ambientalisti, cittadini e istituzioni in allarme per lo sversamento di petrolio in mare di ieri notte al largo della costa di Termoli.

Un episodio che commenta con preoccupazione il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, secondo cui “l’incidente mette in serio pericolo ambientale uno degli angoli più suggestivi e incontaminati di tutta la riviera adriatica”. Il presidente invita la Guardia costiera e la Edison ad operare nel migliore dei modi per scongiurare qualunque rischio e ad informare cittadini e istituzioni. Un’occasione per ribadire un netto no alle petrolizzazione dell’Adriatico: “Da tempo – ricorda Di Giuseppantonio – portiamo avanti un attento lavoro di concertazione con le associazioni ambientaliste nel territorio provinciale, grazie anche alla collaborazione del consigliere designato alle attività petrolifere Franco Moroni”.

Da Legambiente, per voce del presidente regionale Angelo Di Matteo, arriva un appello ad "accertare al più presto le cause, individuare i responsabili, verificare il livello delle misure di sicurezza attive sulle piattaforme e sulla nave di appoggio, e valutare infine gli eventuali danni ambientali". Per Di Matteo "i rischi delle attività di estrazione, stoccaggio e trasporto degli idrocarburi sono sempre più evidenti e devono far riflettere sul tentativo di deriva petrolifera che, fortemente propagandata nella proposta di Strategia Energetica Nazionale, il ministro Passera vuole impartire al Belpaese».

Un rischio, quello dell’inquinamento da idrocarburi, che Legambiente dimostra con i numeri. Il Mediterraneo è attraversato ogni giorno da 2 mila traghetti, 1.500 cargo e 2 mila imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna, che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio. E non mancano le attività illecite come il lavaggio delle cisterne in navigazione, che mettono a repentaglio l’ambiente marino. Oltre alla presenza sulle coste italiane di 9 piattaforme e 68 pozzi petroliferi, che ogni anno estraggono in media 650 mila tonnellate di greggio.

"È importante - conclude Angelo Di Matteo - attuare una rete di controlli coordinata, sia su scala locale sia nazionale, che tuteli al massimo il nostro mare, scongiuri incidenti nelle piattaforme operanti, limiti i rischi di incidenti di collisioni e metta fine alle pratiche illecite di lavaggio delle navi cisterne".

Da Vasto arriva l’appello di Fabio Smargiassi, segretario del circolo di Rifondazione comunista “Sante Petrocelli”, affinché si istituisca definitivamente il Parco della costa teatina e si fermino le trivelle nello specchio di mare antistante alle coste abruzzese e molisana.

“L'amministrazione comunale di Vasto e quella di Fossacesia, sostenute anche dal Partito della Rifondazione Comunista – ricorda Smargiassi - si sono opposte con fermezza a questo nuovo pericolo e da sempre sono in prima linea contro quella che viene definita la "deriva petrolifera" della nostra Regione. Davanti alle notizie di queste ore chiediamo a tutte le istituzioni, dalla Provincia di Chieti alla Regione e al Ministero dell'Ambiente, di accogliere questa vibrante opposizione”. In particolare, Rifondazione chiede “che si rivedano tutti i progetti di attività petrolifera a terra e a mare, vengano respinte le richieste di coltivazione ed estrazione in attesa di permessi”.

Nei mesi scorsi una decisa opposizione alle attività petrolifere al largo della costa abruzzese era arrivata da partiti, associazioni ambientaliste, movimenti e persino dalla Conferenza episcopale italiana.

Rospo mare: gabbiani sporchi di idrocarburi /foto Wwf

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