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Cronaca Santa Filomena

Argine fluviale realizzato "senza autorizzazione" per proteggere il Megalò: in quattro a giudizio

La Procura della Repubblica interviene sui lavori "realizzati senza preventiva autorizzazione" nei pressi del centro commerciale. Citati a giudizio titolare, progettista e ditte esecutrici dell’argine di Megalò

Il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Chieti, Maria Domenica Ponziani, ha firmato un decreto di citazione a giudizio nei confronti di titolare, progettista e ditte esecutrici dell’argine di Megalò. Secondo la Procura della Repubblica i lavori di realizzazione dell’argine fluviale con parancole in acciaio infisse al suolo a protezione del centro commerciale sarebbero stati eseguiti senza la prescritta autorizzazione preventiva del Genio Civile, indispensabile in zona sismica (artt. 94 e 95 DPR 380/01).

Il provvedimento riguarda il legale rappresentante della Sile Massimo Locatelli, il direttore dei lavori Domenico Merlino e i legali rappresentanti delle ditte esecutrici dei lavori stessi Emoter s.r.l., Federica Colanzi, e Pasqual Zemiro s.r.l., Marilena Gatto.

L’udienza è fissata per il 6 giugno prossimo.

Le indagini erano partite da un esposto del Wwf. Il Genio Civile di Chieti aveva sottolineato "l'anomalia" con una lettera del 7 dicembre 2017 firmata dall'ingegner Vittorio di Biase e inviata alla Procura della Repubblica di Chieti.

Con riferimento all’argine fluviale “in corrispondenza dell’area prospicente il centro commerciale Megalò in località Santa Filomena”, “realizzato con parancole in acciaio infisse al suolo (…) per una lunghezza di circa 50 m all’interno del comune di Chieti, proseguendo per la restante parte nel comune di Cepagatti ”, si segnalano quelle che vengono definite “alcune anomalie riscontrate nella documentazione agli atti, in quanto le opere sono state autorizzate con provvedimento del 19.10.2017 e concluse solo il giorno dopo come attestante dalla Relazione a Struttura Ultimata depositata presso lo scrivente Ufficio in data 20.10.2017”.

Dalla documentazione fornita dal Genio Civile di Pescara relativa alle quattro visite di collaudo effettuate tra il 21 luglio e il 18 ottobre 2017 si evince che i lavori sono “iniziati prima del rilascio del titolo autorizzativo”, con una serie di violazioni di legge.

“Un episodio che testimonia – sottolinea l’avvocato del Wwf Francesco Paolo Febbo – il pressappochismo con il quale si sta cercando di portare avanti un intervento edilizio dannoso per l’ambiente e per il territorio. La politica non avrebbe mai dovuto autorizzare insediamenti a ridosso del fiume e in zona sismica 2 e non dovrebbe certamente consentire ulteriori danni pensando invece a una possibile futura delocalizzazione del mal costruito”.

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