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Ritrova i documenti dello zio internato nel campo fascista di Casoli

Afnaim Salomone è stato internato nel casolano tra il settembre 1941 e l’aprile 1942. Si tratta di uno dei 108 “ebrei stranieri”

Tra il settembre 1941 e l’aprile 1942 nel campo di concentramento di Casoli c’è anche Afnaim Salomone. Nato a Istanbul in Turchia il 25 marzo 1903 è uno dei 108 “ebrei stranieri” internati nel campo fascista di Casoli.

la cui storia è stata ricostruita minuziosamente nel libro "L’ozio coatto" di Giuseppe Lorentini che è anche il responsabile e curatore del Centro di documentazione on line (www.campocasoli.org) dove sono conservati interamente tutti i fascicoli personali degli internati del campo di concentramento abruzzese. 

Proprio grazie a questo progetto la signora Margherita Dana ha scoperto il fascicolo personale di Afnaim Salomone. "Partendo dai racconti di mio papà - dice la signora Dana - internato con la sua famiglia a Bergen Belsen all’età di 11 anni, cercando di ricostruire la storia di tutti i suoi famigliari, casualmente e con grande stupore ho scoperto il sito 'campocasoli'. Qui ho ritrovato un pezzo di storia appartenente a uno zio di mio padre che fu prigioniero in questo campo dal 1941 al 1942. Le vicende vissute, raccontate e tramandate hanno preso forma grazie alla ricerca accurata dei documenti riportati alla luce e pubblicati da Giuseppe Lorentini che desidero ringraziare di tutto cuore”. 

L’11 aprile 1942 da Chieti arriva l’ordine di disporre che Afnaim Salomone sia trasferito a proprie spese a Taglio di Po, in provincia di Rovigo, dove giunge il 24 aprile 1942. A Taglio di Po Salomone è in internamento “libero”, cioè può abitare in un appartamento e ricongiungersi con i suoi familiari ma non può allontanarsi e ogni giorno deve recarsi dai carabinieri per dichiarare la propria presenza. In quel paesino del Polesine Afnaim Salomone vive con i suoi cari per un anno e mezzo, dall’aprile ’42 al novembre ’43.         

È così che il 30 novembre 1943 fascisti italiani a Taglio di Po arrestano Afnaim Salomone, la moglie Dana Lea, i figli Leone e Vittoria, la madre Ciprut Vittoria e la sorella Afnaim Regina. Tutta la famiglia per 8 mesi vive una dolorosa odissea: prima viene rinchiusa nel carcere di Rovigo; poi deportata nel campo di concentramento di Fossoli (in prov. di Modena); poi trasferita a Verona da dove, il 2 agosto 1944, viene deportata nel campo di concentramento di Bergen Belsen, in Germania, quello nel quale morirono Anne Frank e sua sorella Margot.

Purtroppo anche i due fratelli maggiori di Dana Lea, Isacco e Salomone, furono arrestati a Milano dalla milizia fascista e, insieme alle rispettive famiglie, subirono la deportazione. Isacco, la moglie Rachele e i figli Salvatore ed Ester furono assassinati ad Auschwitz. Salomone con la moglie Malcunna e i figli Mosè, Samuele e Stella arrestati anch’essi a Milano e, deportati a Bergen Belsen, si salvano e vengono liberati il 4 marzo 1945 insieme a Lea e Regina, il cognato Afnaim, i nipoti e la suocera

Il sito di Lorentini – dice il sindaco, Massimo Tiberini – è riuscito a catalizzare su Casoli, non solo l’attenzione della comunità storico scientifica, ma anche quella di un sempre più crescente numero di persone, particolarmente sensibili al tema della Memoria e del ricordo della Shoah.”

Proprio il 26 gennaio 2020 a Casoli in provincia di Chieti è stata inaugurata una mostra storico-documentaria dal titolo "I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943". 

“Grazie a questa testimonianza” – aggiunge ancora il sindaco – siamo venuti a sapere che la madre di Sultana Razon, moglie di Umberto Veronesi, è Regina Afnaim, sorella di Salomone che fu internato a Casoli".

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