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Mare monstrum, l'Abruzzo al nono posto nella classifica del mare illegale

Il dossier Legambiente Mare Monstrum 2020 è una fotografia delle infrazioni accertate prima del lockdown, nella quale la nostra regione non brilla

L’Abruzzo si posiziona al nono posto su quindici regioni nella classifica delle attività illegali in mare e lungo le coste, secondo il dossier Legambiente Mare Monstrum. Una fotografia delle infrazioni accertate prima dell’emergenza coronavirus, nella quale la nostra regione non brilla.

Secondo la Commissione europea l'Abruzzo è tra quelle regioni che da ben tredici anni violano palesemente le norme in materia di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane. È in buona compagnia, assieme a Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto.

In Abruzzo nel 2019 sono state accertate 965 infrazioni in mare: il 4,1% del totale; 950 sono state le persone denunciate e arrestate e 157 i sequestri effettuati. Sul podio ci sono Campania, Puglia e Lazio.

Alto il dato di infrazioni per chilometri di costa: l’Abruzzo è quarto 7,7 per km. L’aggressione cementizia all’ambiente costiero qui è pari al 4,4%. Sulla pesca illegale, invece, il dossier di Legambiente parla di 202 infrazioni accertate lo scorso anno, un fenomeno in discesa in Abruzzo dove comunque sono state denunciate e/o arrestate altrettante persone.

I dati arrivano da forze dell’ordine e capitanerie di porto e sono stati elaborati da Legambiente.

"Per qualche mese - si legge nell'introduzione di Mare nostrum 2020 -  ci siamo illusi che qualcosa potesse cambiare, che nulla dovesse perforza tornare come prima. Abbiamo assistito a come la natura, senza la nostra invadente presenza, in molti casi si sia ripresa i suoi spazi, ci siamo commossi per la spavalda tranquillità degli animali selvaggi, per i torrenti improvvisamente cristallini come non li avevamo mai visti, per le dune che hanno rapidamente riconquistato le spiagge, il mare pulito e abbiamo avuto la chiara dimostrazione di quanto incida negativamente la pressione antropica sull’ecosistema e, ancor più, di quanto sia devastante l’impatto delle attività illecite. In assenza di scarichi industriali, i fiumi si sono rapidamente ripuliti, salvo poi, pochi giorni dopo la ripartenza, tornare a subire l’avvelenamento da parte degli ecocriminali. Insomma, l’illusione, purtroppo, è svanita ben presto".

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