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Giuseppe Bucciante, uno dei più grandi penalisti italiani, era teatino

Nato nel 1907. Ha preso parte ai più importanti processi del dopoguerra. La sua scomparsa 28 anni fa

Giuseppe Bucciante , uno dei più grandi penalisti italiani, era abruzzese, teatino. Nacque a Chieti in via Cavallerizza, il 1 gennaio 1907, da Alfredo Rodolfo (“ufficiale medico”, insignito di medaglia d'argento durante la Guerra di Libia nel 1927, originario di  Fossacesia e  Giovannina D’Alessandro. I genitori di Giuseppe si sposarono nell’ottobre del 1904. Inizialmente Giuseppe Bucciante, dopo la laurea in giurisprudenza, si dedicò soprattutto al giornalismo.

Fu redattore de il “Popolo di Roma” (1926-1928), redattore capo de “L’Artigiano” (1930-1938). Fu per due anni anche redattore del “Giornale d’Italia”. Diresse anche “L'artiere” e la “Rivista delle Arti”.. Nel 1935 divenne capo dell’ufficio stampa del ministero dell’Africa Italiana e durante la seconda guerra mondiale diresse il reparto stampa presso il Comando Superiore delle Forze Armate dell’Africa Settentrionale. Ha pubblicato, tra gli altri, i seguenti libri “Di là dal ponte”, “L'anima in fiamme”, “Processo Egidi. Arringa di parte civile per Annarella Bracci”,”Il palazzo. Quarant’anni di scandali e corruzione in Italia”, “I Generali della Dittatura” e “Tutti abbiamo ragione”. Autore anche di innumerevoli poesie.

Dal 1944 si dedicò esclusivamente alla professione forense. La sua carriera iniziò nel primo dopoguerra quando si occupò del delitto di Maria Laffi più noto come “Processo Tirone”. Fu l’avvocato difensore di Gaspare Pisciotta nel processo sulla morte de bandito Salvatore Giuliano. Nel 1948 difese, Antonio Pallante, l' attentatore di Togliatti, che anni dopo lo ricordò così “per me l’avvocato fu un padre”. L’avvocato Bucciante fu tra i protagonisti di alcuni gialli che interessarono per anni l’opinione pubblica: dal caso Egidi, al caso di Wilma Montesi e a quello dei coniugi Bebawi. Negli anni Settanta fu avvocato nel “Caso Sifar” e in quello dello “Scandalo Lokeed”.

Quando il 17 giugno del 1983 fu arrestato Enzo Tortora il primo ad essere chiamato, dall’ufficiale dei carabinieri Domenico Cagnazzo, fu proprio lui l’avvocato Bucciante. Nel 1956 a Pescara, “delitto Vetrano”, rimase epico lo “scontrò” con l’altro grande collega penalista Bruno Cassinelli. Dotato di una non comune memoria e di un avvincente eloquio rimane sicuramente uno dei più grandi e famosi penalista di sempre.

Bucciante morì a Roma nel marzo del 1991.

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