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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Covid 19, gli esperti rispondono alle domande sui test

I medici e i biologi dell’associazione Docemus, presieduta dal medico patologo Giuseppe Nubile, ci guidano attraverso gli aspetti diagnostici e microbiologici della pandemia da Covid-19

L’associazione Docemus è una onlus con sede a Torrevecchia Teatina che dal 2009, avvalendosi di personale medico-sanitario specializzato (medici, biologi e tecnici), opera nei paesi in via di sviluppo per migliorare le procedure diagnostiche necessarie al cambiamento di condizioni sanitarie difficili e precarie. In Italia si avvale di collaborazioni con strutture universitarie e di ricerca. La onlus è presieduta dal professor Giuseppe Nubile, ex docente di patologia generale all’università d’Annunzio, ed è in attesa di poter riprendere le normali attività e partire per l’Africa, proprio con l’intento di andare a insegnare come si eseguono i tamponi e la sierologia del coronavirus.

“L’attuale situazione sanitaria ed epidemiologica nel nostro Paese – dice il professor Nubile - è fonte di preoccupazione, se non di paura per i nostri concittadini. Ai disagi derivanti dalle limitazioni della mobilità personale si aggiungono quotidianamente le innumerevoli sollecitazioni emotive determinate anche dalla mole di informazioni, notizie, approfondimenti e statistiche che soltanto raramente sono sorrette da adeguata competenza. In questo momento di blocco forzato la nostra onlus,  formata da professionisti, in prevalenza della medicina di laboratorio, vuole offrire alla  comunità un supporto conoscitivo adeguato e di semplice comprensione non disgiunta dalla rigorosità scientifica”. 

 Tamponi, test sierologici, test di immunità, test rapidi: facciamo chiarezza. Come vengono effettuati, quanto sono precisi e quali sono le differenze

Ciascuno di questi termini ha significati diversi, seppure, in alcuni casi, simili:
a.    I tamponi. Il tampone è un bastoncino lungo circa 20cm con una estremità rivestita da materiale assorbente (del tutto simile ad un cotton fioc). Viene usato per prelevare  mediante delicato sfregamento le cellule normalmente presenti nella bocca (il più profondamente possibile, dopo le tonsille) e nel naso. Questo perché il virus non vive “libero” ma solo annidato all’interno delle cellule. Per estensione, il termine viene usato per indicare l’intera procedura di ricerca del virus in un possibile paziente, dal prelievo delle cellule fino alla ricerca (in laboratorio) del virus. Il tampone è quindi la ricerca diretta della causa della infezione e serve a distinguere i soggetti portatori del virus dai soggetti non portatori(cioè gli infettatti ed infettanti dai non infettati e non infettanti). 

b.    Test sierologici. Termine generico  comprendente  tutti i test di laboratorio eseguiti  per ritrovare gli anticorpi anti-virus. Gli anticorpi anti virus sono il risultato della risposta immunitaria di un soggetto infettato. Se sono eseguiti su siero (parte liquida del sangue dopo la separazione di globuli rossi, bianchi e delle piastrine), possono essere fatti solo in laboratorio perché richiedono strumentazione complessa. Sono in genere quantitativi misurano cioè la quantità di anticorpi presenti. 

c.    Test rapidi. Servono per la ricerca degli anticorpi e sono, anch’essi,  test sierologici. Non richiedono macchine complesse, possono usare il sangue direttamente senza separazione del siero (la famosa gocciolina) e sono qualitativi: ci dicono se gli anticorpi ci sono, quali ci sono, ma non in che quantità.

d.    Test di immunità. Termine ambiguo, preferibilmente da non utilizzare se non come   sinonimo (impreciso) dei 2 precedenti. Non può essere utilizzato nel significato di “esame che attesta della immunità di un soggetto” perché non conosciamo ancora il grado e la tempistica di protezione degli anticorpi. 

  I test sierologici quanto sono affidabili?

La ricerca diretta del virus (tampone) ci dice se un soggetto è infettato ed infettante; la ricerca degli anticorpi su siero ci dice che il soggetto è stato a contatto con il virus (è stato infettato) poco tempo prima (positivo per IgM o per IgM+IgG) o è stato infettato da più tempo (positivo per sole IgG). Fatto importante: il soggetto che ha prodotto anticorpi (IgM o IgG o entrambe) può essere ancora infettato ed infettante e anche se non ha mai eseguito il tampone, deve comportarsi come un soggetto infettato ed infettante. Attualmente i diversi test sierologici (classici e rapidi) sono prodotti da poche aziende sia italiane che internazionali. Possono avere differenze anche importanti per quanto riguarda la sensibilità (capacità di evidenziare il vero positivo, cioè il soggetto con anticorpi [IgG/IgM] prodotti a seguito di infezione) e la specificità (capacità di evidenziare il vero negativo, cioè il soggetto che non ha prodotto anticorpi). La qualità diagnostica dei test rapidi è in genere peggiore sia per quanto riguarda la sensibilità e specificità che per l’impossibilità di dire quanto anticorpo è stato prodotto. Sono stati (e ancora sono) oggetto di speculazioni e, nella attuale situazioni, il loro uso non è più giustificato. Non devono essere utilizzati in condizioni “fai da te”.
Nella valutazione di affidabilità dei test deve essere anche tenuto presente il cosiddetto “periodo finestra” che è il tempo necessario all’organismo per produrre le prime quantità di anticorpi, immediatamente dopo il contatto con il virus. Fortunatamente la maggior parte degli studi concordano nel ritenere molto breve questo periodo per il Covid-19.

   Che valore hanno questi test in funzione del contenimento della pandemia in termini statistici?

I test sierologici saranno fondamentali d’ora in poi per stabilire la prevalenza di infezione che è definita come numero di casi presenti ogni 100.000 abitanti. La prevalenza è quindi il migliore indice statistico di diffusione della malattie e permette di graduare le misure terapeutiche e, soprattutto, preventive dei prossimi mesi. Non ha significato la polemica sterile e strumentale sulla presunta scarsità del campione di 150.000 soggetti da sottoporre ad indagine sierologica rapportati all’intera popolazione, in relazione alla quale si vorrebbe affermare l’inadeguatezza del programma di screening. Se, come ovvio, la scelta di questi primi 150.000 sarà basata su criteri di scientificità statistica, i risultati potranno essere rapportati all’intera popolazione.

  Qual è la durata della risposta immunitaria nei pazienti che hanno contratto il virus?

Le ultime ricerche scientifiche di popolazione infetta e guarita ci dicono che a 90 giorni dall’inizio dell’infezione i soggetti colpiti hanno ancora anticorpi IgG. Solo il trascorrere dei prossimi mesi o anni definiranno la durata di permanenza degli anticorpi.

 Il vostro parere a riguardo della terapia basata sul plasma dei pazienti guariti

Questa pratica terapeutica non è una scoperta recente. È correntemente denominata “siero immunizzazione passiva”  e veniva usata in passato per molte malattie. Anche recentemente è stata proposta ed applicata nell’infezione da virus Ebola. Si basa sul principio che gli anticorpi IgG di soggetti guariti o convalescenti di una malattia conservano il loro potere anti-agente infettivo quando inoculati in un altro soggetto che ha contratto infezione (dal medesimo agente infettivo, ovviamente). Non devono pertanto stupire i risultati incoraggianti che vengono riportati nella sperimentazione di Pavia/Mantova. Maggiormente promettente la valutazione appena cominciata dall’Istituto Mario Negri di Milano e dall’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo che, sempre partendo dal plasma di soggetti guariti, provvede alla concentrazione degli anticorpi prima della loro infusione nel paziente, riducendo in questo modo i rischi di effetti collaterali ed aumentato l’efficacia clinica.

 Vaccino: tempistiche, validità. Su quali aspetti dovrebbe concentrarsi la ricerca in questa fase?

Considerandolo un augurio ed un auspicio prima che una previsione, riteniamo possano essere tempi più brevi di quelli usuali per altri virus, forse meno “difficili”, nessuno dei quali con l’effetti devastanti sul piano economico e, soprattutto, sociale come il COVID-19. Non pensiamo che le enormi potenzialità di ricerca e di investimenti dell’intero mondo debba essere oggetto di valutazioni sulla scelta di  priorità strategiche. La ricerca del vaccino e quella di nuovi presidi terapeutici possono coesistere ed integrarsi magari meglio, se questa duplice finalità sarà coordinata a livello internazionali dalle organizzazioni specifiche quali OMS.

 Un consiglio che vi sentite di dare a chi ci legge

Cina, Corea del Sud e, finora, l’Italia hanno dimostrato che le misure comportamentali, i dispositivi di protezione individuale e il distanziamento sociale sono quelle vincenti. Pare che (qualcuno dice sorprendentemente, ma non è così) noi italiani abbiamo compreso che il bene proprio passi attraverso il bene comune. Continuiamo così.

Le attività della Docemus godono del patrocinio istituzionale dell’università di Chieti-Pescara - Scuola di Medicina e Scienze della Salute - e di quello scientifico di varie associazioni e società scientifiche quali la Società Italiana di Biochimica Clinica e Medicina di Laboratorio (SIBioC) e la Federazione Italiana Tecnici di Laboratorio Biomedico (F.I.Te.La.B.). Se avete altre domande sugli aspetti diagnostici e microbiologici legati al Covid-19 potete scrivere a chietitoday@citynews.it e le inoltreremo ai medici della Docemus.

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