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Coronavirus, la Cisl sull'emergenza: "In Abruzzo medici e infermieri senza dispositivi di protezione"

Il segretario generale della Cisl fp Abruzzo, Vincenzo Traniello chiede alla classe politica abruzzese di capire cosa non ha funzionato nella gestione della pandemia

Il sindacato Cisl Funzione pubblica Abruzzo attacca la politica abruzzese sulla gestione sanitaria del coronavirus. Il segretario generale regionale della Cisl Fp, Vincenzo Traniello denuncia “una grave pecca del sistema sanitario abruzzese che agisce secondo la logica ospedalocentrica e ha lasciato i medici e gli infermieri del territorio senza indicazioni e protocolli chiari e senza dispositivi di protezione adeguati” e chiede per la fase 2 il coinvolgimento del territorio attraverso “protocolli che mettano nelle condizioni ottimali i medici di famiglia e le strutture territoriali per fare prevenzione e cura”.

Secondo Traniello la gestione ospedaliera dei pazienti Covid “è stata la sola e unica risposta e il territorio è stato abbandonato a se stesso”. Scelte e responsabilità che secondo il segretario generale riguardano la classe politica abruzzese che “ha l'obbligo di capire cosa non ha funzionato, quali errori siano stati fatti, passati e presenti, per evitare di ripeterli. La risposta alla pandemia in Abruzzo, come in altre regioni, ha avuto come elemento centrale la gestione ospedaliera dei malati Covid, con tutto ciò che questo tipo di gestione ha comportato in termini di diffusione del contagio, sia di altri pazienti che dello stesso personale sanitario”.

La Cisl Fp sottolinea inoltre “la mancata attivazione delle risorse del territorio, come medici di medicina generale, distretti sanitari, Adi, ha avuto le conseguenze drammatiche che sono sotto gli occhi di tutti. È comprensibile che le risposte, vista l'urgenza per il contenimento del contagio, non siano state tutte immediatamente adeguate, ma non è giustificabile aver lasciato l'assistenza degli ammalati a domicilio solo alla cura dei medici di base, con l'assenza di protocolli e contraddittorietà delle indicazioni da seguire, creando confusione negli stessi medici, ma anche nei pazienti e nei familiari”.

“Eppure sul territorio”, conclude il sindacalista Traniello, “sono presenti medici e infermieri che dovevano semplicemente essere coordinati e attrezzati. Invece sono stati lasciati non solo senza indicazioni e protocolli chiari, ma anche senza dispositivi di protezione adeguati e senza possibilità di prescrivere tamponi per la diagnosi e la prevenzione. Si è evidenziata una grave pecca strutturale del sistema sanitario regionale abruzzese, un deficit macroscopico della medicina territoriale che va immediatamente colmato superando la logica ospedalocentrica della sanità e concependo l'ospedale solo come luogo di cura delle acuzie”.

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