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"Ritardi nei tamponi causati dagli errori nei codici": i sindaci di Lanciano, Vasto e Casoli contro Asl e Regione

Ieri pomeriggio s'è riunito il Comitato ristretto dei sindaci della Asl, in cui i primi cittadini hanno chiesto risposte sulla gestione dell'emergenza, per loro caratterizzata da "approssimazione e pressapochismo"

"Approssimazione e pressapochismo nella gestione dell'emergenza sanitaria". È la durissima accusa dei sindaci di Vasto, Francesco Menna, Lanciano, Mario Pupillo, e Casoli, Massimo Tiberini, nei confronti della Asl Lanciano Vasto Chieti e della Regione. 

Ieri pomeriggio, nel primo giorno della fase 2, si è tenuta in videoconferenza la riunione del comitato ristretto dei sindaci della Asl, a cui hanno partecipato anche l'assessore alla Salute, Nicoletta Verì e il direttore del dipartimento Sanità, Claudio D'Amario, durante la quale si è discusso in modo particolare del ritardo dei tamponi, denunciato da più parti nelle ultime settimane. 

E proprio il sindaco di Casoli Tiberini, dopo l'introdzione del presidente del comitato ristretto dei sindaci, il primo cittadino di Chieti Umberto Di Primio, ha segnalato la necessità di avere un rapporto continuo con Asl e Regione per essere informati tempestivamente sui dati dei tamponi e sulle direttive sanitarie regionali, comunicazione che in queste settimane è mancata. Inoltre, ha chiesto spiegazioni sulla opportunità di eseguire test sierologici alla popolazione.

Pupillo, come già fatto da diverse settimane, ha lamentato i problemi nella valutazione dei tamponi, esprimendo rammarico per non aver ricevuto risposta alla lettera inviata il 16 aprile scorso, denunciando che ci sono pazienti che attendono anche da 15 giorni. Tempi che determinano ritardi nell’inquadramento clinico dei pazienti e nell’inizio delle terapie antivirali, esponendo al pericolo di contagio parenti e conviventi e influendo nel decorso ed esito della malattia.

"Inoltre - ha denunciato Pupillo - a questo inaccettabile ritardo, si associa una comunicazione ed una tracciabilità del paziente Covid positivo assolutamente carente: non si conosce se il paziente Covid positivo è a casa o se è ricoverato ed eventualmente in quale ospedale, o se è stato dimesso; non si segnala il nome del medico curante, non viene segnalato; non viene comunicato il decesso. In altri termini, la tracciabilità del paziente non esiste. Solo da un paio di giorni viene segnalato, con una certa irregolarità, che il paziente è stato dimesso. Questa mancanza di notizie - incalza - determina per i sindaci problemi di ordine sanitario e organizzativo. Infatti, i sindaci sono obbligati ad attivare procedura di raccolta dei rifiuti urbani che sono esclusive per i pazienti Covid positivi e quindi un percorso per il contenimento del rischio per gli operatori delle società che gestiscono la raccolta dei rifiuti". 

Secondo quanto riferito dai sindaci del comitato ristretto, l'assessore regionale Verì ha spiegato che la competenza della Asl di Chieti è molto estesa e che, per tale ragione, ha classificato i campioni con codici identificativi diversi dalle altre tre Asl regionali. Un meccanismo che avrebbe determinato l’impossibilità dei tamponi di essere accettati dalla piattaforma del laboratorio di Pescara.

"Ci appare stupefacente - dicono i sindaci di Vasto, Lanciano e Casoli - che si siano potuti classificare campioni con codici diversi da quelli applicati dal laboratorio di riferimento che avrebbe dovuto processare i tamponi. Questo inghippo avrebbe prodotto accumulo dei tamponi con nuova ricodifica e quindi ritardo nelle risposte. Ma chi ha generato questo banale, ma grave difetto di procedura? Inoltre, non sono stati chiariti i criteri che hanno dato l’assegnazione di un colore, come in pronto soccorso, all'urgenza di processare i tamponi. Allora ci chiediamo: se un paziente 80enne con neoplasia, febbrile e sintomatico, come un cittadino di Lanciano, ha dovuto attendere 16 giorni per avere il tampone, poi risultato positivo, un 60enne senza complicazioni quanto dovrà attendere? Un mese? Insomma, nessun criterio chiaro per creare una sorta di 'lista di attesa'. Magari sarebbe stato utile dare precedenza ai lavoratori della sanità, ma non ci risulta che infermieri e medici abbiano avuto risposte rapide, tanto è vero che l’ospedale Renzetti di Lanciano da ospedale no Covid si è trasformato in ospedale Covid, con quattro reparti chiusi per contagio del personale e dei pazienti".

A lasciare insoddisfatti i tre sindaci anche il fatto che l'assessore Verì abbia riferito nel corso della riunione che i tamponi negativi non siano stati comunicati e che alcuni siano stati “congelati”. "Speriamo - incalzano - di aver capito male. 'Congelati' forse dal laboratorio di Pescara per essere riclassificati? Quindi i pazienti della nostra Asl hanno subito un ritardo per negligenza di qualcuno?".

D'Amario ha espresso perplessità sulla appropriatezza dei tamponi effettuati, "addossando quindi - puntano il dito i sindaci - la responsabilità a chi ha fatto i prelievi. In pratica, i tamponi sarebbero stati effettuati senza criteri oggettivi dagli operatori (del 118?). Addirittura li ha chiamati tamponi 'antistress' per calmare i pazienti: dichiarazione che sa più di scarica barile che di evidenza scientifica tradizionalmente sempre espressa dal direttore D’Amario. Chi avrebbe dovuto elaborare, informare e formare l’operatore sull’appropriatezza del prelievo? E cosa c’entra con il ritardo dell’esito dei tamponi, anche ammettendo che fossero 'antistress'? Chi decide se fare o meno il tampone? E perché diversi tamponi sono andati persi?".

Nel corso della riunione, è emersa la possibilità di fare dell'ospedale San Pio di Vasto il Covid hospital della provincia di Chieti, ma il sindaco Menna si è opposto con fermezza a questo progetto, dal momento che "la struttura non permette di diversificare i percorsi e la separazione delle metodiche destinate a paziente no Covid e Covid; inoltre, non è pensabile conferire una funzione ad un ospedale senza prevederne un adeguato rafforzamento dell'organico medico e infermieristico". A questo si aggiunge la carenza di dispositivi di protezione individuale per i lavoratori della sanità che ha causato problemi e disagi e la scarsa comunicazione, da parte di Regione e Asl, dei cittadini in quarantena. 

"Esprimiamo forte delusione e rammarico - concludono i sindaci Menna, Pupillo e Tiberini - per la mancanza di chiarezza per le risposte approssimative che ci confermano una gestione pressappochistica di cui Regione e Asl dovranno rispondere ai cittadini attraverso l’assessore Verì e il direttore generale Schael. La delusione è forte e purtroppo conferma quanto si poteva immaginare: grossolanità, mancanza di organizzazione e di governance di Asl e Regione che ha generato sofferenze, preoccupazioni, ritardi di inquadramento e di ricovero e tanto altro. Ci conforta solo il grande lavoro svolto dai medici, infermieri e personale sanitario nei nostri ospedali e sul territorio che, anche in carenza di dispositivi, come sottolineato da tutti, hanno lavorato alacremente, con passione, senza risparmio di energie", concludono.

Mario Pupillo, sindaco di Lanciano

Francesco Menna, sindaco di Vasto

Massimo Tiberini, sindaco di Casoli

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